martedì, 17 Dicembre, 2024
Attualità

Urne inutili e minacce atomiche

La Russia al voto

Il richiamo continuo di Putin al possibile ricorso alle armi nucleari è il segnale più evidente della sua pericolosa debolezza. Ed è anche la dimostrazione delle falsità con cui lo zar racconta ai suoi sudditi e al mondo una storia che è ben diversa: nessuno ha minacciato o minaccia l’integrità territoriale della Russia. Mentre è Mosca che ha invaso un Paese sovrano e che ha provocato l’adesione alla Nato di Stoccolma e Helsinki che costringerà la Russia a dover coprire con i suoi soldati circa 1350 km di confine con la Finlandia.

Da domani, per tre giorni, 113 milioni di russi sono chiamati ad eleggere il “nuovo” presidente. Nuovo si fa per dire, visto che è al comando da 24 anni e che ha fatto cambiare la Costituzione per restarci per altri 12. Stalin rimase al potere per 31 anni, Putin potrebbe arrivare a 36. Le elezioni in un Paese senza libertà di stampa, con una feroce repressione su qualunque forma di dissenso e sotto il torchio di un dittatore senza scrupoli sono una triste farsa. Vedremo quanti andranno alle urne e se l’ondata di sdegno per la fine Navalny avrà una qualche sensibile eco.

La Russia delle ultime presidenziali nel 2018 era molto diversa da quella di quest’anno. Mosca cercava di allargarsi in Medio Oriente e Africa, non rispettava gli accordi di Minsk sul conflitto con l’Ucraina nel Donbass e si beccava sanzioni dall’Ue, ma i rapporti con il mondo Occidentale erano ancora accettabili, vendeva gas e petrolio a un cliente di lusso come l’Europa, la sua economia tirava a suo modo.

La Russia che andrà a votare dal 14 al 17 marzo è la brutta copia di una grande potenza che godeva di un prestigio nonostante alcune bravate commesse dal suo capo. Mosca ha rotto tutti i ponti che aveva con le democrazie occidentali e ha legato il suo destino alla sudditanza verso la Cina che oggi sfrutta le risorse energetiche russe per sostenere la sua crescita. E’ un Paese che ha violato il diritto internazionale aggredendo uno stato sovrano, che si è macchiato di crimini mostruosi, con un Presidente che per questo motivo è stato colpito da un mandato di arresto dalla Corte Penale internazionale. Quella russa è diventata un’economia di guerra che ha dovuto convertire agli armamenti ampi settori delle sue strutture produttive. Il Paese si è impoverito non solo in termini macroeconomici ma anche e soprattutto per la fuga di centinaia di migliaia di giovani che fin quando hanno potuto hanno lasciato un Paese in cui non si riconoscono più. Putin sarà riconfermato ma al suo Paese non dà più nessuna prospettiva se non quella di inseguire un folle disegno neoimperialista che non ha alcuna possibilità di avere successo.

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