Le laureate sono più dei laureati. Sono sempre più le ragazze, rispetto ai ragazzi, che dopo il diploma scelgono di intraprendere gli studi universitari. L’analisi statistica elaborata sulla base dei dati dell’anno accademico 2022-2023 dal Ministero dell’Università e della Ricerca è stata pubblicata in focus ‘Le carriere femminili in ambito accademico’. Delle complessive 330mila nuove immatricolazioni, più della metà (il 55,6%) riguardano le donne. Le donne immatricolate sono circa mille in più, rispetto all’anno accademico precedente, con un aumento del 12% registrato negli ultimi 5 anni. Un dato in progressiva crescita che si riflette anche sul numero dei laureati: le donne sono il 57,3%.
Le laureate sono più dei laureati
I tassi di femminilità (ovvero numero di donne ogni 100 uomini) calcolati per i laureati nell’anno 2022 a livello territoriale assumono sempre valori superiori a 100 a conferma che si laureano più donne che uomini in tutta Italia. A fronte di una media nazionale pari a 134 laureate ogni 100 laureati uomini, negli atenei della ripartizione Sud-Isole si riscontra un valore superiore (141) mentre negli atenei del Centro e del Nord Italia il valore dell’indice è inferiore alla media (132 e 131 rispettivamente).
Una tendenza che trova conferma anche nella fotografia dei tassi di femminilità scattata negli atenei lombardi: a livello complessivo, negli atenei lombardi il tasso di femminilità è di 127 laureate ogni 100 laureati, con punte (tra gli statali) di 203 all’Università di Bergamo, 163 in Bicocca, 148 all’Università dell’Insubria.
Superare gli stereotipi culturali per scegliere l’indirizzo universitario
Il dato che le laureate siano più dei laureati non ha un valore assoluto: nelle materie Stem, le donne sono meno presenti degli studenti maschi.
Il divario di genere si rispecchia nelle scelte di indirizzo universitario. Nell’anno 2022 si osserva che il 78% dei corsi dell’area “Humanities and the Arts” è a prevalenza femminile e, specularmente, che il 73% dei corsi dell’area “Engineering and Technology” è a prevalenza maschile. Una situazione da cui emerge ancora la difficoltà di. Ecco perché si deve continuare a valorizzare la fase di orientamento e di scelta dei corsi di studio nel passaggio dalla scuola all’università. Obiettivo a cui mira l’iniziativa prevista nell’ambito della Missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR – Orientamento attivo nella transizione scuola – università che, tra gli altri scopi, prevede la mitigazione dei divari di genere in termini di partecipazione all’istruzione superiore in tutti gli ambiti disciplinari.
Complessivamente i percorsi di studio dell’area STEM, che comprendono i corsi degli ambiti “Natural sciences (NS)” e “Engineering and Technolgy”, sono scelti da circa il 30% degli immatricolati (in tutto 98.675 studenti), percentuale sostanzialmente in linea con quella osservata l’anno precedente e di poco superiore alla media UE27 pari a 27,4% sulla base dei dati Eurostat 2021. Rispetto al totale degli immatricolati nelle discipline dell’area STEM, in Italia la percentuale di donne risulta pari al 39,2% un dato ben superiore alla media europea che si attesta nel 2021 al 33,6%. |
Sotto-rappresentazione di donne nelle posizioni apicali della carriera
Poche donne però raggiungono i vertici apicali della carriera accademica. A livello europeo, infatti, preoccupa il dato relativo alla “segregazione verticale”, ovvero alla sotto-rappresentazione di donne (rispetto ai colleghi uomini) nelle posizioni apicali della carriera.
Una flessione che comincia a evidenziarsi già nei corsi di dottorato di ricerca, dove la presenza femminile diminuisce, per intensificarsi al progredire della scala gerarchica della carriera accademica. Nel 2022, le donne erano soltanto il 48,4% tra gli iscritti ai corsi di dottorato ed il 49,4% tra i dottori di ricerca. La presenza femminile si attesta al 50% tra i titolari di assegni di ricerca, cala ancora al 46% tra i ricercatori universitari, al 42% tra i professori associati e, addirittura, al 27% tra i professori ordinari (Grafico 1).
Università in Lombardia: le laureate sono più dei laureati ma la carriera accademica premia più i maschi |
Man mano che si progredisce nella carriera accademica si riducono Tra i ricercatori, il tasso scende a 80/100, con le sole eccezioni di Iulm a Milano, Università degli Studi di Brescia, Università “Carlo Cattaneo” e Università telematica di Novedrate, dove c’è la sostanziale parità tra ricercatori e ricercatrici. Quando si arriva, invece, tra i professori ordinari, il tasso di femminilità è meno di un terzo rispetto a quello dei laureati: 38, con la punta più alta di 61 dell’Università di Bergamo (escluso il caso dell’università telematica di Novedrate, dove il tasso è 100 ma su un totale di 6 professori ordinari). |
* Liceale at Liceo Classico Statale Giulio Cesare di Roma e Speaker radiofonica at Radio Roma Sound