Il sistema di rateizzazione delle cartelle esattoriali sta per subire una significativa trasformazione con l’introduzione di un piano di pagamento esteso fino a 120 rate. Di sicuro un importante cambiamento previsto con il decreto di attuazione della riforma fiscale, che interverrà sulla modalità di riscossione delle imposte e delle sanzioni fiscali. Attualmente, il numero massimo di rate per versare le somme dovute tramite cartelle esattoriali è fissato a 72, con possibilità di dilazione più ampia solo in casi eccezionali. Ma, con l’approvazione del nuovo provvedimento, si avvierà un percorso graduale di estensione del calendario dei pagamenti.
Il testo del decreto è atteso per il prossimo Consiglio dei Ministri, previsto proprio per oggi. Questa riforma si basa sull’articolo 19 del DPR n. 602/1973, recentemente rivisto dalla legge di conversione del Decreto Aiuti n. 50/2022.
Il piano
Secondo le disposizioni attuali, è possibile richiedere un piano di rateizzazione fino a un massimo di 6 anni, con procedure semplificate per importi inferiori a 120.000 euro e necessità di dimostrare temporanea difficoltà economica per importi superiori. Anche se la possibilità di richiedere un piano di 120 rate è già prevista dalle norme attuali, è considerata straordinaria e soggetta a condizioni particolari. Con le novità introdotte dal decreto riscossione, si prevede un allineamento delle condizioni per accedere a un piano di pagamento più diluito nel tempo. Maurizio Leo, Viceministro all’Economia e alle Finanze, ha anticipato dunque che il limite massimo di 72 rate sarà superato e si lavorerà per stabilizzare il numero massimo di rate a 120.
L’obiettivo di modificare progressivamente le condizioni di accesso ai piani di rateazione è stato fissato anche dall’articolo 18 della Legge delega numero 111 del 2023. Comunque questa transizione non sarà immediata, ma avverrà in modo graduale nel corso degli anni.
Tanti soldi mancanti
La necessità di tale intervento è accentuata dal fatto che il magazzino delle cartelle esattoriali non incassate dallo Stato ha raggiunto la cifra impressionante di 1.200 miliardi di euro mentre le somme effettivamente recuperabili sono state quantificate dall’Agenzia delle Entrate in poco più di 100 miliardi di euro. Questo intervento solleva interrogativi sul reale intento del governo: si tratta di un’operazione di pulizia necessaria o di un condono in piena regola? Alcuni sostengono che l’obiettivo sia realistico, cercando di evitare atteggiamenti controproducenti che complicano la gestione della riscossione dei tributi, mentre altri vedono questo intervento come un segnale positivo per coloro che evadono le imposte.
Una questione correlata è la separazione delle iscrizioni a ruolo, argomento sollevato più volte anche in Parlamento dal Direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Si propone di distinguere tra l’ente che riscuote le tasse e quello che iscrive a ruolo i debiti con il Fisco. Attualmente, sono gli enti locali a iscrivere a ruolo i debiti, che poi passano all’Agenzia delle Entrate-Riscossione per il recupero. Una separazione chiara potrebbe rendere il sistema più efficiente e agevolare la gestione dei debiti fiscali.