Il primo rapporto presentato alla Missione internazionale indipendente d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani ha scosso il mondo, rivelando gravi violazioni commesse dal governo iraniano contro la sua popolazione. Il documento mette in luce la violenta repressione delle proteste pacifiche e la discriminazione istituzionale contro le donne e le ragazze, identificando tali azioni come crimini contro l’umanità. Il rapporto ha sollevato le inquietanti pratiche avvenute durante le proteste ‘Donna, vita, libertà’, che hanno avuto inizio il 16 settembre 2022. Durante queste manifestazioni, sono state riportate una serie di atrocità, tra cui omicidi extragiudiziali, uso eccessivo della forza, detenzioni arbitrarie, torture, stupri, sparizioni forzate e persecuzioni di genere. Queste violazioni hanno colpito in particolare donne, bambini e membri di minoranze etniche e religiose, in una tessitura intricata di discriminazione basata sul genere, sull’etnia e sulla religione. La Presidente del Fact-Finding Mission, Sara Hossain, ha condannato fermamente tali atti, affermando che fanno parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile, soprattutto contro le donne e le ragazze. La Missione ha urgato il governo iraniano a porre immediatamente fine alla repressione delle persone coinvolte nelle proteste pacifiche, con particolare attenzione verso le donne e le ragazze.
Le proteste
Le radici di queste proteste affondano nella tragica morte di Jina Mahsa Amini, una giovane donna curdo-iraniana di 22 anni, avvenuta mentre era sotto custodia della polizia della moralità, per presunta inosservanza delle leggi sull’hijab obbligatorio. Il rapporto ha sottolineato che la violenza fisica subita durante la detenzione ha portato alla morte illegale della signora Amini, scatenando l’indignazione e le proteste in tutto il paese.