Alla fine ha preso la parola il Presidente Joe Biden quasi a sottolineare l’importanza della visita del ministro israeliano, Benny Gantz, volato a Washington contro la volontà del premier Netanyahu. Biden ha detto che la pace “dipende da Hamas: Israele sta collaborando”. Poi ha rivelato che è stata avanzata “una proposta concreta e ne sapremo di più tra un paio di giorni” e riguardo la situazione umanitaria ha spiegato che “Israele non ha scuse per non consentirli.” Sui rapporti con Netanyahu ha dato una risposta sibillina: “sono come sono sempre stati.” Per il Presidente degli Stati Uniti: “ci deve essere un cessate il fuoco entro il Ramadan, se ci troviamo in una situazione in cui questo continua durante il Ramadan – ha precisato – in Israele e Gerusalemme, potrebbe essere molto, molto pericoloso”. Biden ha fatto queste dichiarazioni mentre il ministro israeliano Benny Gantz ha incontrato la vice Presidente Kamala Harris, il Segretario di Stato Antony Blinken e il Consigliere per la sicurezza Jake Sullivan e ha presentato i “suoi” piani sul futuro della Striscia. Un atto politico anche simbolico di presa di distanza dal premier Netanyahu – sostenuto dalla Casa Bianca – che non potrà non avere conseguenza sulla condotta del Governo Netanyahu. Il piano per il dopoguerra prevede di “istituire un’amministrazione internazionale” della Striscia “in cooperazione con i paesi della regione e come parte della promozione dei processi di normalizzazione.” Stesse prospettive che gli americani stanno cercando di realizzare. Nei giorni scorsi, addirittura, era circolata la notizia che il Presidente Biden avesse rifiutato una telefonata da Netanyahu, cosa che poi è stata smentita, ma solo da Israele.
Ramadan: scontro Netanyahu e Gvir
Un altro fronte interno si è aperto per Netanyahu che ha annunciato che ”nella prima settimana del Ramadan (inizia il 10 marzo) l’ingresso di fedeli islamici nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme sarà consentito in numeri analoghi a quelli degli anni passati.” Ma il primo a protestare è stato il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, che ha accusato il premier di “mettere in pericolo i cittadini di Israele.” “La decisione di consentire un accesso al Monte del Tempio durante il Ramadan – ha spiegato il ministro – simile a quella degli anni precedenti dimostra che Netanyahu e il gabinetto di guerra pensano che non sia successo nulla il 7 ottobre.” Intanto proseguono anche oggi gli incontri per il cessate il fuoco, ma nell’ultimo, durante il week-end scorso, al Cairo la delegazione israeliana non si è neppure presentata: da Tel Aviv vogliono la lista completa degli ostaggi che Hamas ha nelle sue mani, ma probabilmente anche Hamas bara perché non controlla tutte le altre fazioni terroristiche che potrebbero avere ostaggi e non rilasciarli anche in caso di accordo. Il lavoro di mediazione, comunque, continua perché uno degli obiettivi è quello di fare in modo che l’annunciata offensiva israeliana su Rafah, prevista per il 10 marzo, giorno di inizio del Ramadan, venga sospesa, se non proprio annullata.
Tajani: “Food for Gaza”
Della tregua sempre più lontana ha parlato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo alla Camera prima del voto sulla missione Aspides nel mar Rosso (dove continuano le incursioni dei pirati Houthi): “Sul piano politico-diplomatico, è essenziale raggiungere un cessate il fuoco sostenibile a Gaza. E questo anche per attenuare le tensioni regionali. L’Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità, che porti a un cessate il fuoco sostenibile come richiesto anche dalle Risoluzioni 2712 e 2720 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, ha affermato. “La strage del pane”, ha aggiunto il ministro, “impone di intensificare gli sforzi per giungere al più presto ad un cessate il fuoco. Abbiamo chiesto ad Israele di accertare con rigore la dinamica dei fatti e le responsabilità”. Il Governo ha anche annunciato “un’iniziativa umanitaria coordinata” chiamata Food for Gaza. “Intendo riunire al ministero degli Esteri – ha spiegato Tajani – la prossima settimana un primo tavolo anche con Mezzaluna rossa e altre organizzazioni. L’obiettivo è fare sistema per agevolare l’accesso di aiuti e alleviare la sofferenza della popolazione.”
Onu: il 7 ottobre ci furono stupri
Infine una squadra delle Nazioni Unite, che ha indagato sulle denunce di stupri commessi dai terroristi il 7 ottobre e denunciati da Israele, in un report afferma che ci sono “informazioni convincenti” secondo cui gli ostaggi israeliani tenuti a Gaza sono stati sottoposti a violenza sessuale e stupri di gruppo. Per l’Onu, ci sono motivi per sospettare che gli abusi siano ancora in corso.