Gli anarchici continuano a rappresentare il più elevato fattore di rischio eversivo in Italia: a confermarlo è l’intelligence italiana nell’ultima ‘Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza’ per il 2023. Più che il fascismo a preoccupare i servizi, sia civili che militari, è l’anarco-insurrezionalismo che in Italia è particolarmente presente nel Lazio, in Toscana, Liguria e Piemonte. “L’Intelligence, in stretta sinergia informativa con le Forze di polizia, ha continuato a porre particolare attenzione all’attivismo anarco-insurrezionalista che, anche nel 2023, ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia“, si legge nella relazione.
Innalzano livello di “radicalità”
Nel rapporto, corredato da infografiche esplicative, si legge che “secondo quanto emerso, la metodologia operativa si è dispiegata su un piano sia ‘pubblico’ che ‘clandestino’, con un ampio ventaglio d’interventi, da cortei e presidi, in alcuni casi pure al fianco di altre realtà antagoniste per innalzarne il livello di radicalità, agli atti di vandalismo e danneggiamenti, fino ad azioni, potenzialmente più pericolose, poste in essere con manufatti incendiari ed esplosivi”. Nel 2023 in Italia ci sono stati 35 eventi riconducibili all’anarchismo di cui 21 rivendicati espressamente e 14 non rivendicati. Nessun atto contro le persone. Le città più colpite Roma e Genova (danneggiamenti) e poi Torino, Trento, Milano, Firenze e Bologna con utilizzo di ordigni incendiari e esplosivi.
Col G7 molte manifestazioni
La minaccia anarco-insurrezionalista è “caratterizzata da componenti militanti determinati a promuovere, attraverso una propaganda di taglio fortemente istigatorio, progettualità di lotta incentrata sulla tipica azione distruttiva”. Il direttore dell’Aisi, Mario Parente, ha precisato che “allo stato attuale non ravvisiamo possibili escalation nel settore”. “Ovviamente ci saranno molte manifestazioni, siamo alle porte del G7 e anche quella sarà un’occasione di particolare visibilità. Alcune tematiche riguarderanno argomenti di particolare interesse, come l’ambiente o le tecnologie”, ha aggiunto, sottolineando che si tratta di “tematiche che spesso sono affrontate non solo da chi va a manifestare in piazza in maniera spontanea, ma anche da circuiti dell’anarco-insurrezionalismo”.
Modi per cercare visibilità politica
“Sotto questo profilo è chiaro che c’è un’attenzione costante. Ma sulla possibilità che tutto questo possa evolvere in qualcosa di diverso non abbiamo segnali”, ha spiegato il capo dell’Aisi, secondo il quale “c’è un mondo che cerca una propria visibilità, indipendentemente dalle manifestazioni spontanee da parte di alcune aree”. “C’è una esigenza anche di altre componenti di ricercare, attraverso queste occasioni (le proteste di piazza, ad esempio), una visibilità e un tentativo di rimettersi in gioco. È successo anche all’epoca delle prime manifestazioni contro la Tav: spesso c’erano dei tentativi di infiltrazioni anche di soggetti che non avevano nulla a che fare con gli antagonisti o con il movimento che se ne occupava”.