Le elezioni in Sardegna accelerano le decisioni che le due leader devono adottare per rendere efficaci le loro strategie politiche.
Schlein deve decidere se e come realizzare il campo che lei definisce “largo” ma Conte chiama “giusto”. Non basta dire mettiamoci insieme Pd, M5S, AVS e vinciamo. Non è così semplice e non funziona dappertutto.
In elezioni locali , se si trova un buon candidato -e Todde lo era- il campo unificato può approfittare delle divisioni sotterranee del centro-destra e spuntarla. Ma a condizione che ci sia un accordo quadro per cui ogni “socio” di questo campo poi sia leale e sostenga anche candidati di altri partiti della coalizione.
In pratica: in Sardegna Conte ha imposto la sua scelta e il Pd è stato leale. Che succederà in altre regioni o grandi città se il Pd imporrà un suo candidato? Conte è un movimentista astuto e più navigato di Schlein. Fa accordi solo se gli conviene e non fa regali al Pd.. Ma non finisce qui. Perchè Schlein ,per pesare di più nelle trattative con il M5S, avrebbe bisogno di ampliare la debole distanza di 2 punti che la separa da Conte, stando ai sondaggi. Per farlo dovrebbe recuperare voti moderati che mai e poi mai accetterebbero un’alleanza con il M5s. Quindi se Schlein accende i toni rischia di portar e acqua al mulino di Conte, se li abbassa per allargarsi al centro poi non può usare questo consenso aggiuntivo per allearsi con Conte soprattutto in elezioni politiche generali.
Meloni ha un problema diverso. Ha una spina nel fianco che si chiama Salvini. Il leader leghista non perde occasione per cercare di mettere in difficoltà Giorgia. E in Sardegna il gioco è riuscito alla perfezione. Meloni sa ora che se forza la mano sulla Lega rischia di non poter contare su tutti voti che Salvini controlla e quindi ,in particolari situazioni, la sconfitta è inevitabile. Ma se dà troppo spazio a Salvini rischia un’erosione del consenso e un indebolimento della sua immagine che non si può permettere. Pr questo deve decidere come impostare i rapporti con un allato scomodo che su questioni cruciali, in politica estera , è più vicino a Conte che alle posizioni ufficiali del Governo . Insomma Elly e Giorgia hanno di che riflettere se vogliono essere l’una la leader dell’opposizione e l’altra la vera leader incontrastata della maggioranza.