sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

“Questo Ponte non s’ha da fare!”

La notizia è di quelle che hanno riempito, nei giorni scorsi, le prime pagine dei giornali: il ponte di Messina finisce in un fascicolo aperto dalla Procura di Roma a seguito di un esposto dettato da alcuni leader delle opposizioni, che sperano nell’aiuto degli inquirenti per bloccarne la realizzazione.

La storia del ponte è tanto travagliata quanto nota; vale però la pena ricordare che la sua mancata realizzazione – con tutto ciò che ne è conseguito anche sotto il profilo dell’aumento dei costi – è ascrivibile alla responsabilità del governo Monti (2011), che tutti ricordiamo come il mezzo attraverso cui la Commissione Europea impose agli italiani una serie di sacrifici che mai e poi mai un esecutivo liberamente prescelto da un Parlamento eletto avrebbe ragionevolmente potuto sostenere accordandogli la fiducia.

Le cose andarono però diversamente e così al Governo di quel biennio sono ascrivibili misure – dalla rinuncia alla candidatura italiana per le Olimpiadi, fino all’ introduzione di una pesante tassazione dei natanti, comportandone la fuga verso altri Paesi del Mediterraneo – che preferiamo dimenticare.

Così contestualizzati i termini della vicenda, torniamo a ragionare questo ulteriore tentativo di fermare la costruzione del ponte sullo Stretto, nonostante il cofinanziamento ottenuto da quella stessa Unione Europea che lo fece – oltre un decennio addietro – saltare.

A proposito del contenuto di quell’esposto, abbiamo potuto conoscere solamente quanto dichiarato dagli Esponenti – Verdi, PD e SI – ragion per cui ci converrà attendere, prima di valutare il merito dell’iniziativa, le solite fughe di notizie che puntualmente costellano il progredire delle indagini di molte Procure nostrane.

Fin d’ora interessa però riflettere su quanto accaduto, non solamente per capire se quell’esposto sia solo l’inizio di un nuovo modo di fare opposizione al Governo, ma anche per riflettere sull’apertura del relativo fascicolo come metodo di esternazione da parte di quel “governo dei giudici” più volte richiamato come elemento di vulnerabilità degli equilibri democratici dai più attenti pubblicisti, fra i quali spicca Sabino Cassese che ha addirittura intitolato un volume all’evolversi di un tale degenerativo fenomeno.

Cominciamo allora a riflettere sulla legittimità dell’apertura di un fascicolo da parte dell’autorità giudiziaria, che così favorisce(magari inconsapevolmente) chi vuole costringere il Governo a mutare le proprie scelte sostituendole con quelle che l’Opposizione propugna: qui è fin troppo facile osservare come l’intervento di un altro potere su decisioni riservate a quello politico sia fattispecie nel concreto concepibile soltanto in Italia (a meno di non voler mettere in discussione la validità del principio di divisione dei poteri) e provate ad immaginare cosa sarebbe accaduto se fossero intervenuti inquirenti inglesi o francesi(chiamati in loro ausilio dalle rispettive Opposizioni) per bloccare, a suo tempo, la realizzazione di quel tunnel sotto la Manica che si rivela ogni giorno più prezioso per combattere l’isolamento dell’Inghilterra dal resto d’Europa!

Possiamo anche comprendere come possa spiegarsi l’accaduto, invocando istituti quali l’obbligatorietà dell’azione penale e l’assenza di responsabilità che sempre accompagna i magistrati italiani (e solo costoro) nelle scelte che decidono di compiere; resta però il fatto che l’apertura di quel fascicolo è questione che dovrà essere attentamente esaminata dalla attuale maggioranza parlamentare anche al fine di adottare misure legislative idonee ad evitare non solamente le pregiudizievoli conseguenze che una parte dell’Opposizione voleva raggiungere, ma anche per allontanare il rischio che simili episodi abbiano a ripetersi in un futuro più o meno prossimo.

Discendono da quanto sopra anche le ulteriori considerazioni che abbiamo in precedenza anticipato a proposito dell’opportunità di mantenere l’attuale modello dei rapporti correnti fra i due poteri che oggi sono di nuovo a confronto, se non ancora in conflitto.

Ricordiamo infine che, nel programma elettorale dell’odierna coalizione di governo, era già prevista una riforma della Costituzione che fosse capace di riequilibrare il rapporto fra potere politico e potere giudiziario.

I fatti di questi giorni sembrano rendere ancora più improcrastinabile quella riforma, anche se – nel frattempo – il ponte sullo Stretto, che in molti attendono da decenni, dovesse subire ulteriori ritardi prima dell’inizio dei lavori di sua costruzione.

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