Mentre il conflitto in Ucraina si avvicina al suo terzo anno, Save the Children, l’organizzazione internazionale impegnata da oltre un secolo nella protezione dei bambini a rischio, ha lanciato una nuova elaborazione di dati che mette in luce una realtà sconcertante: ogni giorno circa 29mila bambini sono costretti ad abbandonare le proprie case nei 10 peggiori scenari di crisi mondiali. Questo dato ha portato il numero totale di bambini sfollati nel 2023 a oltre 10,5 milioni, più del doppio rispetto ai circa 20,6 milioni del 2010, raggiungendo un record storico di oltre 50 milioni. Secondo Save the Children, questo aumento vertiginoso è il risultato di una serie di fattori, tra cui i cambiamenti climatici, le alluvioni, le siccità e, in primo piano, i conflitti armati. Il continente africano ospita il maggior numero assoluto di bambini sfollati, mentre il Medio Oriente, già prima del conflitto in corso a Gaza, aveva la percentuale più alta di bambini coinvolti, pari a uno su tre. Tra le principali aree di crisi identificate dall’organizzazione ci sono Afghanistan, Etiopia, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Territori palestinesi occupati, Turchia/Siria (terremoto), e ovviamente l’Ucraina che ha vissuto una rapida escalation del conflitto nel febbraio 2022, generando la più grande crisi di sfollamento in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Tuttavia, nonostante alcune migliaia di bambini sfollati siano riusciti a fare ritorno alle proprie case, più di 630 mila di loro si trovano ora a vivere in condizioni estreme, affrontando pericoli, distruzione e povertà.
Le difficoltà
Secondo le Nazioni Unite, i bambini rappresentano circa il 40% delle persone costrette ad abbandonare le proprie case nel mondo. Molte di queste giovani vite sono prive di accesso all’istruzione, al cibo, all’assistenza sanitaria e sono a rischio di abusi e violenze. Le difficoltà economiche che affrontano possono anche esporli a rischi ancora maggiori, come il coinvolgimento in attività criminali, il lavoro minorile, lo sfruttamento sessuale o l’adesione a gruppi armati. “Le statistiche sono schiaccianti, ma un bambino sfollato non è solo un numero”, sottolinea Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children. “È un bambino che molto probabilmente ha assistito a violenze e distruzioni che nessun bambino dovrebbe mai vedere, prima di doversi separare da tutto ciò che conosce. Quando i bambini perdono le loro case, perdono quasi tutto ciò che è importante per loro: accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, al cibo e alla sicurezza. Queste sono cose che non possono portare con sé. Ecco perché vogliamo porre a tutti una semplice domanda: cosa salveresti se dovessi fuggire dalla tua casa?”.