giovedì, 21 Novembre, 2024
Società

Mar Rosso, al via missione a comando italiano. Houthi attaccano cargo inglese

Israele: altri due mesi di guerra. Il 10 marzo attacco a Rafah

Ieri è iniziata la missione navale europea “Aspide” che ha l’obiettivo di proteggere le rotte navali lungo il mar Rosso e quindi garantire la sicurezza della navigazione verso il canale di Suez. Il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dichiarato che è “una grande notizia perché l’Ue, in questo modo, contribuirà a proteggere gli interessi commerciali” e a garantire la libertà di navigazione. “È un successo italiano”, ha affermato il ministro Antonio Tajani, perché “siamo stati il Paese che più di ogni altro ha insistito perché ci fosse una missione militare europea per proteggere il traffico mercantile a Suez e nel Mar Rosso e quindi proteggere le nostre esportazioni”. La forza in missione avrà il comando italiano, che ha schierato la fregata ITS Martinengo, e non è autorizzata ad attaccare basi a terra, ma può essere integrata da controlli aerei. E proprio ieri i ribelli Houthi hanno colpito un cargo britannico nel Golfo di Aden, la Rubymar, con missili antinave. Intanto in Medioriente la guerra potrebbe durare almeno altri due mesi. Israele continua le operazioni militari su larga scala e prevede di continuare per altre 6/8 settimane mentre si prepara ad entrare a Rafah. Poi ci saranno operazioni a minore intensità e condotte solo da forze speciali su obiettivi mirati. Il Gabinetto di guerra, tra l’altro, ha fissato l’inizio del Ramadan (10 marzo) come momento per avviare l’offensiva su Rafah. Quasi per rispondere all’attacco di Hamas del 7 ottobre che coincideva per gli ebrei al giorno dello shabbat.

Ramadan, rischio rivolte

Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz sulle questioni religiose è intervenuto per precisare che il Governo comunque consentirà la libertà di culto nella moschea di Al-Aqsa durante il mese sacro del Ramadan. “Qualsiasi restrizione che verrà imposta sarà per motivi di sicurezza”, ha spiegato Katz alla radio Reshet Bet. In precedenza i media israeliani avevano riferito che il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva dichiarato di aver preso una “decisione equilibrata” limitando l’accesso alla Spianata delle moschee solo a 15mila palestinesi di età superiore a 60 anni o bambini di meno di 10 anni. Hamas ha invitato i palestinesi a protestare e mobilitarsi per la limitazione della libertà di culto.

Video dei fratellini Bibas

Ieri è stato diffuso un video dall’esercito israeliano, trovato nella zona di Khan Yunis, dove si vedono i fratellini Bibas e la loro madre Shiri, presi in ostaggio il giorno dell’attacco di Hamas, poi fatti credere morti. I due bambini sono i più piccoli tra i sequestrati, uno dei due ha appena un anno. Il portavoce militare Daniel Hagari ha detto che “c’è timore per la loro sorte, siamo molto preoccupati”. Gli ostaggi dopo essere stati rapiti sono finiti nelle mani del gruppo Kataeb Mujaedin. “Da quel filmato – hanno detto i familiari alla tv Channel 12 – si ha conferma che essi arrivarono vivi a Gaza e che Hamas è l’unico responsabile dell’incolumità della madre Shiri e dei figli Kfir (allora di 9 mesi) ed Ariel (4 anni)”. Il Governo israeliano alla ricerca degli ostaggi ha diffuso tra la popolazione palestinese messaggi che li invita a dare informazioni sui sequestrati in cambio di denaro. Sempre l’esercito ha rivelato che “il numero dei terroristi uccisi dall’inizio dell’operazione a Gaza è di 12mila”. Lo riferisce la radio militare israeliana aggiungendo che in base ai dati attuali il rapporto tra miliziani uccisi e civili è 1 a 1.5.

Tensioni diplomatiche

Quanto ai tentativi di accordo in corso, il ministro delle Finanze israeliano e leader di estrema destra Bezalel Smotrich ha esortato il premier Benjamin Netanyahu a reagire duramente nel caso uno Stato palestinese venga creato unilateralmente, arrivando a cancellare gli Accordi di Oslo del 1993. Aumentano così le tensioni anche sul piano diplomatico. Israele ha dichiarato persona “non gradita” il Presidente del Brasile, Lula, dopo gli scontri verbali dei giorni scorsi. Lula ha parlato di “genocidio” a Gaza. Poi dal Qatar, il ministro degli Esteri Al Ansari ha dichiarato che la richiesta del premier israeliano Benjamin Netanyahu di fare pressioni su Hamas affinché liberi gli ostaggi è “nient’altro che un nuovo tentativo di prolungare la guerra per le ragioni che sono diventate evidenti a tutti”. Mentre l’Egitto, altro paese che si è speso molto per arrivare a una tregua, rifiuta qualsiasi intervento che possa portare allo sfollamento dei cittadini palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza. Le minacce di Israele di lanciare un’operazione a Rafah senza permettere agli sfollati di allontanarsi dalla zona preoccupa la comunità internazionale e il Governo egiziano teme un esodo di massa nel Sinai tanto che sta rinforzando la frontiera con palizzate e postazioni armate. Ieri il premier Netanyahu ha anche detto che il dibattito in corso alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja “è illegittimo.” Secondo Netanyahu “è una iniziativa che tende a colpire il diritto di Israele a difendersi da minacce esistenziali”.

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