In questi lunghi giorni in cui non possiamo fare granché, il tempo potrebbe essere impiegato saggiamente a pensare per tempo a cosa fare quando questo incubo sarà finito.
Guardare avanti, anche in piena tempesta, aiuta a vivere con minore angoscia il presente e a trovarsi preparati per l’enorme lavoro che ci sarà da fare per riparare i danni provocati.
Cominciamo, ovviamente, da cosa potrebbero fare i “decisori pubblici”, cioè coloro che hanno il potere di legiferare e di prendere decisioni di carattere amministrativo.
Mentre Palazzo Chigi è impegnato a gestire l’emergenza, gran parte dei ministeri lavora a ritmi ridotti non solo per lo smartworking ma anche perché l’attività normativa e amministrativa normale è rallentata.
Hanno insomma possibilità di uscire dal tran tran quotidiano e lavorare per il dopo.
Il dopo sarà caratterizzato dalla necessità di far ripartire in gran fretta l ‘economia attivando tutto ciò che è possibile perché la risalita dal baratro sia il più rapido possibile.
E qui veniamo al punto delicato. Poiché il settore privato in queste settimane/mesi subirà una terribile contrazione di produzione – sperando che gli interventi del governo riescano ad impedire il fallimento di molte piccole e medie aziende poco capitalizzate – è sul settore pubblico, cioè nella spesa pubblica per investimenti, che si ripongono le speranze di una frustata verso l’alto dell’economia.
Ma l’esperienza ci insegna che non basta stanziare soldi perché gli investimenti di realizzino: una plumbea zavorra di adempimenti, di autorizzazioni, di consultazioni e di pratiche burocratiche frena tutto e a volte blocca per anni la realizzazione degli investimenti.
Per questo è importante che in queste settimane tutte le amministrazioni dello Stato siano impegnate al massimo per riprendere in mano i vari progetti di investimenti, sia quelli già finanziati e sia quelli che si possono rapidamente finanziare. Tutta questa mole di progetti deve essere rapidamente liberata dagli orpelli burocratici che ne possono rallentare la realizzazione per poter partire non appena il controllo dell’epidemia consentirà di far ripartire le attività produttive.
La pubblica amministrazione tolga la polvere da tanti faldoni che riguardano cantieri che si possono aprire, opere pubbliche urgenti che danni sono bloccate, ponga all’attenzione dei vari ministri quali sono gli ostacoli di tipo normativo che non dipende dalla PA rimuovere e i ministri facciano la loro parte. Se necessario, vengano varate, con provvedimenti d’urgenza, una serie di deroghe speciali affinché gli investimenti pubblici possano essere realizzati subito. Non è una impresa impossibile e potrebbe essere un grande segnale di svolta da parte dello Stato nella gestione dei propri investimenti.