Se al posto di Tucker Carlson ci fosse stato Dmitry Peskov, forse avremmo assistito ad un’intervista. Invece è andato in scena un monologo di Putin, umiliante per chiunque ricordi che il dovere di un giornalista è fare domande e non limitarsi a porgere la palla all’interlocutore lasciandogli dire quello che vuole senza mai obiettare alcunché.
Lo stravolgimento della storia
L’obbiettivo principale di questo siparietto è chiaro: lanciare un messaggio di sostegno a Trump, a quei repubblicani americani che non vogliono più aiutare l’Ucraina e ai putiniani diffusi a macchia di leopardo nei Paesi europei che “sono stanchi della guerra”. Così il lupo veste i panni dell’agnello. Chi ha provocato il conflitto, aggredendo uno stato sovrano e massacrando migliaia di civili, si permette impunemente di parlare di pace, come se essa dipendesse dagli aggrediti e non dall’aggressore. La fiaba raccontata da Putin davanti ad un silente Tucker è sempre la stessa: la guerra è colpa della Nato che minacciava la Russia. Se davvero fosse così la guerra all’Ucraina sarebbe stata un fallimento, perché nel frattempo la Nato si è rafforzata con l’ingresso di Svezia e Finlandia.
Il disegno neoimperialista del Cremlino
In realtà a Putin fa comodo non ripetere quello che aveva detto alla vigilia dell’invasione: per lui l’Ucraina non esiste, è stato un errore dei bolscevichi ed è ora che la Russia si riprenda quello che era suo. I suoi amici in America e in Europa fanno finta di non aver sentito questa teoria neoimperialista. Per loro ciò che conta è smetterla di aiutare l’Ucraina, abbandonarla al suo destino e mettersi d’accordo con il Cremlino riconoscendogli il diritto di controllare un quarto del territorio di Kiev. In pratica significa ammettere che se un Paese militarmente forte aggredisce uno più debole quello più forte ha diritto di prendersi quello che vuole.
Pacifisti a spese degli ucraini
Se passasse questa linea, l’aggressore sarebbe incentivato a riprovarci o per prendersi altri pezzi dell’Ucraina o per andare a fare razzia nella repubblica di Moldova , in Georgia o dove gli farà più comodo. E i sostenitori di questa tesi si definiscono pure pacifisti. Pacifisti a spese delle vittime: animi nobili, menti raffinate e tormentate che non dormono la notte al pensiero che c’è la guerra e che per stare più tranquilli e senza angosce esistenziali hanno la soluzione pronta: il più debole si deve arrendere e noi dobbiamo favorire questo processo non dandogli più le armi. Un capolavoro di indecenza morale e di disonestà intellettuale. Che fa comodo solo a Putin e a chi trae vantaggi, politici e non, da questo asservimento.