ROMA (ITALPRESS) – I Carabinieri della Compagnia di Roma Montesacro hanno dato esecuzione a un'ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere per tre uomini, gravemente indiziati in concorso e a vario titolo di omicidio aggravato nonché per due di loro di detenzione illegale, in concorso tra loro senza averne fatto denuncia all'autorità di pubblica sicurezza, e portato in luogo pubblico un'arma da sparo. Fatti avvenuti la sera dell'8 marzo 2023, quando venne ucciso il cittadino romeno, Roman Stefan Mihai, nella zona tra Ponte Mammolo e Casal de Pazzi. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura. La vittima, venne raggiunta in via Selmi, da due uomini a bordo di una moto di grossa cilindrata, uno dei quali esplose due colpi di pistola, raggiungendolo mortalmente al torace e a un fianco. Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma- Montesacro, nel periodo compreso tra marzo e novembre 2023, hanno consentito, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché dall'esame dei tabulati telefonici e dai servizi di osservazione, pedinamento e controllo, di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di un uomo di 27 anni, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, con vari precedenti, attualmente detenuto in carcere, appartenente a una famiglia di "etnia rom" dimorante presso l'insediamento abusivo di Ponte Mammolo. La figura del 27enne di origini rom, particolarmente inserito nel contesto della criminalità romana, con numerosi precedenti per reati di natura predatoria, nonché per detenzione di armi da fuoco, è emersa sin dalle prime battute per la sua indole violenta che, come rilevato nell'ordinanza odierna, connota una condotta caratterizzata dalla "sua eccezionale lucidità e crudeltà, che rivelano una personalità altamente pericolosa". A lui e ad altre due persone, i Carabinieri della Compagnia di Roma Montesacro, la scorsa estate, notificarono un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma, poiché gravemente indiziati dei reati di porto e detenzione di arma comune da sparo, ricettazione di arma di provenienza furtiva, detenzione di munizionamento, scoprendo, alle porte di Roma, un locale adibito a officina laboratorio, munito di specifica attrezzatura tecnica per ricaricare le munizioni e modificare le armi del tipo "soft air", alterandole in modo tale da renderle in grado di sparare proiettili veri. Destinatario dell'odierna ordinanza è anche l'uomo gravemente indiziato di essere il conducente della moto usata per l'agguato, un 37enne romano con precedenti, ingaggiato appositamente per la sua capacità di guidare mezzi di grossa cilindrata e dileguarsi velocemente nel traffico. Le immagini di video-sorveglianza l'avevano ripreso mentre sfrecciava in via di Ponte Mammolo negli attimi precedenti l'agguato, insieme al complice, entrambi vestiti di nero con tute e caschi integrali. C'era anche un terzo uomo quella sera in via Selmi 9, si tratta di un uomo gravemente indiziato di avere garantito al gruppo di fuoco la presenza certa del Mihai sul luogo, dando così il via all'esecuzione. E' un 29enne italiano, incensurato, che, insospettabile, avrebbe fatto da "specchiettista" al commando dileguandosi subito dopo. Gli elementi di prova raccolti dagli investigatori fanno supporre che il 27enne, appartenente a una famiglia rom, abbia avuto un ruolo di organizzatore dell'omicidio, tanto da impartire disposizioni precise su come disfarsi degli abiti e dei caschi utilizzati, garantendo loro un compenso in denaro. Alla base del movente sembrerebbe esserci un vecchio litigio tra alcuni dei membri della famiglia del 27enne e il Mihai, sfociato in continui dissidi e rancori, fino all'omicidio. – foto ufficio stampa Carabinieri – (ITALPRESS). vbo/com 06-Feb-24 11:41