sabato, 22 Febbraio, 2025
Società

Giordania. Tre soldati Usa uccisi. Biden: risponderemo

Voci di tregua, ma Israele smentisce

Tre soldati americani sono stati uccisi in Giordania e secondo la Casa Bianca per mano di “gruppi militari radicali sostenuti dall’Iran che operano in Siria e in Iraq”. Altre decine di militari sono feriti. È la prima volta che soldati americani vengono uccisi da fuoco nemico in Medio Oriente dall’inizio della guerra di Gaza. L’attacco è avvenuto nella Torre 22 in Giordania, vicino al confine con la Siria, e rappresenta una pericolosa escalation della guerra tra Hamas e Israele. Questo mentre filtravano indiscrezioni secondo le quali l’amministrazione Biden stava valutando di rallentare o sospendere la fornitura di alcune armi offensive a Israele come leva per convincere il governo Netanyahu a ridurre l’offensiva militare a Gaza. Voci decisamente smentite dall’Amministrazione americana. Il Presidente Biden, alla notizia dell’attacco ai militari ha scritto: “chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo da noi scelti.” Il Presidente ha definito l’attacco “spregevole” e “ingiusto” e ha promesso che non cesserà la lotta al terrorismo.

Scandalo Unrwa

Quanto allo scandalo che ha investito l’Unrwa, quasi tutti i paesi occidentali hanno sospeso i finanziamenti, mentre dai paesi arabi, Giordania in testa, si chiede di non distruggere l’agenzia che è “ancora di salvezza per oltre 2 milioni di palestinesi.” Il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, ha fatto notare che l’organizzazione “non dovrebbe essere punita collettivamente per accuse contro 12 persone sui 13.000 dipendenti. L’Unrwa ha agito in modo responsabile e ha avviato un’indagine. Esortiamo i paesi che hanno sospeso i fondi a revocare la loro decisione.” Stessa richiesta l’ha fatta Abu Mazen leader dell’Anp che ha anche condannato “l’ingiusta campagna” condotta da Israele contro l’Unrwa che “mira a liquidare la questione dei rifugiati palestinesi” in contraddizione con quanto stabilito dall’Onu nel 1949. Nel frattempo l’Onu annuncia che sono stati licenziati 9 dipendenti; un’ammissione di fatto che confermerebbe le accuse.

Le trattative e le illusioni

Qualche speranza che si possa riaccendere la trattativa di pace con risultati concreti la offre la presenza a Parigi del capo del Mossad David Barnea, lì per incontrare i negoziatori americani, del Qatar e dell’Egitto. Sul tavolo una pausa nella guerra di due mesi in cambio del rilascio di oltre cento ostaggi. Israele, comunque, non ha mancato di ridimensionare le speranze sottolineando che rimane sempre come grande ostacolo la richiesta di Hamas al cessate il fuoco e al ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia. Condizione inaccettabile per Israele. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, invece ritiene che qualcosa può cambiare e comunque non bisogna desistere perché Qatar e Egitto, se non altro, sono i soli paesi che riescono a interloquire con i leader di Hamas. Mentre manifestanti del movimento “Tzav 9” sono arrivati al valico di Kerem Shalom e sono stati fermati lungo la strada dalle forze di sicurezza israeliane prima che iniziassero a bloccare il passaggio dei camion di aiuti nella Striscia. L’organizzazione per i diritti umani israeliana afferma che nessun aiuto dovrebbe entrare a Gaza prima che siano stati rilasciati tutti gli ostaggi; e che Hamas riceve “ossigeno e respiro in questi camion per continuare a combattere” contro Israele.

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