Giorgia Meloni ha smentito gli scettici. Lo sostiene The Economist, il settimanale inglese che in un editoriale dal titolo: “Giorgia Meloni has proved the doubters wrong” ripercorre le tappa di un anno abbondante di governo della prima donna premier italiana e scrive: “Meloni ha assunto il suo mandato in una fase in cui la ripresa dell’economia, duramente colpita dalla pandemia di Covid-19, era destinata a esaurirsi e ha dovuto affrontare nuovi venti contrari. In particolare la crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina.” Politica estera in primis, dunque il massimo della capacità di visione politica.
Politica estera ok
Nonostante il dato di crescita economica sia in stallo la colpa non è attribuibile al Governo Meloni. Per l’Economist gli effetti della pandemia e delle crisi internazionali non sono addebitabili al Governo. Tra gli elementi più lodati dal settimanale spicca il modo in cui Meloni ha gestito il complesso tema dell’immigrazione. Piuttosto ha il pregio di aver riportato ai tavoli europei e internazionali il dossier dei flussi migratori e della dignità dei migranti. Ha rimesso l’Italia al centro delle strategie internazionali con il forte sostegno all’Ucraina tramite la Nato e con l’approccio equilibrato sulla guerra scatenata da Hamas contro Israele.
Problemi di economia politica
Quanto al fronte politico The Economist segnala che la coalizione di governo ha una “maggioranza confortevole, nonostante i litigi” e i recenti sondaggi confermano Fratelli d’Italia, il partito della premier, a quasi il 30% di consenso. Ma dopo i successi, il settimanale non manca di elencare le criticità: mancano riforme strutturali per la riduzione del debito pubblico. Uno di questi è il ritardo che le aziende incontrano nella risoluzione delle controversie e recupero dei debiti. La riforma della Giustizia, con l’eliminazione dell’abuso d’ufficio; “obiettivo lodevole”, ma tutto da verificare in un Paese “permeato dall’influenza della criminalità organizzata”. E poi la “liberalizzazione dell’economia” difficile da mettere in atto per un partito come Fratelli d’Italia che si ispira a “una filosofia economica che è protezionista, corporatrice, statalista e critica del libero mercato.”
Le criticità
Insomma rispetto al passato l’Italia, questa volta, “è tra coloro che suscitano meno preoccupazione”, ma il Governo non ha la strada in discesa: “deve trovare un modo per frenare l’immigrazione clandestina” e anche imparare a spendere i soldi per la ripresa, quelli del Pnrr che arrivano da Bruxelles, con più efficienza e velocità. Il Paese, secondo gli inglesi, ha bisogno “di una strategia di crescita che vada oltre il semplice lancio di denaro che arriva dall’Unione europea.” E infine l’avvertimento di Francesco Giavazzi, consigliere economico dell’ex Presidente Draghi, economista liberista e, forse uno dei dubbiosi di cui al titolo dell’editoriale: “se non possiamo alzare il tasso di crescita – dice – siamo nei guai.”