domenica, 17 Novembre, 2024
Salute

Una sanità da riformare

Il diritto alla tutela della salute, inteso come beneficio universale, garantito a tutti, rappresenta una delle grandi conquiste del secolo scorso e, ancora oggi, si pone come cardine dello stato sociale.

In Italia, la creazione del servizio sanitario nazionale nei primi anni ‘80 si propose come strumento di una strategia ampia che riguardasse sì l’intera platea dei cittadini, ma soprattutto corrispondesse a un bisogno delle realtà sociali più disagiate per accede alle cure ritenute necessarie.

Il sistema, se non partiva da zero, perché già livelli decorosi di assistenza venivano garantiti dagli istituti mutualistici nati nei primi decenni del secolo scorso e dalla fitta rete dei medici condotti che copriva anche i più piccoli comuni, trovò una prima, ma deflagrante, contraddizione alla sua unitarietà di gestione nell’affidamento alle Regioni della delega piena alla gestione della sanità pubblica.

In linea puramente teorica la scelta poteva essere convincente, ma sul piano pratico fu ed è risultata disastrosa perché pose sulle spalle delle regioni doveri e oneri, che furono via via subordinati alla creazione di una clientela politica vorace e spesso incompetente e all’emergere di connessioni perverse quali quelle per la  provvista dei farmaci,  delle strumentazioni  e delle attrezzature ospedaliere  ambulatoriali, il dilagare delle convenzioni con strutture private, il mantenimento o la  creazione di piccoli ospedali generalisti, utili per carriere cliniche e meno per la realizzazione di cure appropriate.

Né ha posto un sostanziale rimedio a questo processo degenerativo la definizione per legge dei livelli essenziali di assistenza.

Di fatto oggi, fatte salve alcune eccellenze cliniche e fulvidi esempi di dedizione professionale, un cittadino che vive in una regione del Mezzogiorno avrà meno opportunità di essere adeguatamente curato di chi vive nel centro nord, mentre l’assistenza di base, quella sul territorio, specialmente nelle realtà agricole, fa spesso ripiangere la figura del vecchio medico condotto.

Il settore della sanità, che la cattiva politica ha inquinato anche con il personale non sempre qualificato, costituisce quindi un nodo critico da scogliere al più presto; quello che va salvato è però la concezione di fondo di un servizio sanitario accessibile a tutti una garanzia di diritti che sono vanto dell’Europa e dell’Italia. Come dice un vecchio adagio va buttata l’acqua sporca, ma va mantenuto il bambino.

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