Al termine dell’Angelus Papa Francesco ha detto di aver appreso “con dolore la notizia del rapimento ad Haiti di un gruppo di persone, tra cui sei religiose” e nel chiederne “accoratamente” il rilascio, ha invitato tutti a far cessare le violenze “che provocano tante sofferenze a quella cara popolazione”. Così anche per l’Ecuador. Il Papa ha anche ricordato che i prossimi mesi ci condurranno all’apertura della Porta Santa per il Giubileo. E dunque ha chiesto ai fedeli di “intensificare la preghiera per prepararci a vivere bene questo evento di grazia e sperimentarvi la forza della speranza in Dio.” E una forte “invocazione al Signore” il Pontefice l’ha dedicata ai bambini; “ai tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati da affetti, privati di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di pregare e costruire la pace per loro”.
Costruire la pace
Il Papa ha preso spunto dal Vangelo che racconta il primo incontro di Gesù con i discepoli, per esortare ad incontrare Dio e presentarlo agli altri: “un cristiano che non è attivo, che non è responsabile nell’opera dell’annuncio del Signore e che non è protagonista della sua fede non è un cristiano o, come diceva mia nonna, – ha aggiunto il Papa – è un cristiano “all’acqua di rose”. Il Pontefice ricorda che solo dall’annuncio della salvezza di Gesù scaturisce una felicità che libera e fa diventare migliori. “Non stanchiamoci di invocare il Signore per la pace in Ucraina, in Israele e in Palestina, e in tante altre parti del mondo: a soffrirne la mancanza sono sempre i più deboli”, ha detto il Pontefice, “penso ai piccoli, ai tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati di affetti, privati di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di pregare e di costruire la pace per loro!” Nella guerra innescata dai miliziani di Hamas, secondo le organizzazioni internazionali, più di 10.000 bambini sono stati uccisi dall’ottobre scorso. Altre migliaia sono dispersi. Nella guerra russo-ucraina oltre 500 bambini sono stati uccisi, quasi 2.000 feriti, migliaia resi orfani e centinaia deportati.
Donare a tutti la felicità
“Il Signore ama coinvolgerci nella sua opera di salvezza, ci vuole attivi con Lui, ci vuole responsabili e il protagonisti” ha spiegato Papa Francesco nella sua catechesi all’Angelus ha ricordato la vocazione dei primi discepoli chiamati da Gesù a seguirlo per “diventare pescatori di uomini”. Il Papa ha spiegato che Cristo di per sé non avrebbe bisogno di uomini per diffondere a sua parola salvifica, ma lo fa, “nonostante ciò comporti il farsi carico di tanti nostri limiti” e dei nostri peccati, per donare a tutti una grande felicità: “Guardiamo ad esempio a quanta pazienza ha avuto con i discepoli: spesso non comprendevano le sue parole, a volte non andavano d’accordo tra loro, per molto tempo non riuscivano ad accogliere degli aspetti essenziali della sua predicazione, per esempio il servizio. Eppure Gesù li ha scelti e ha continuato a credere in loro. Ma questo è importante: il Signore ci ha scelto per essere cristiani. E noi siamo peccatori, ne facciamo una dopo l’altra, ma il Signore continua a crederci. A credere in noi… Questo è meraviglioso del Signore.” “Annunciare il Vangelo, dunque, non è tempo perso: è essere più felici aiutando gli altri a essere felici; è liberarsi da sé stessi aiutando gli altri ad essere liberi. Annunciare il Vangelo è anche diventare migliori aiutando gli altri a essere migliori!”