Una giornata, quella di ieri, contrassegnata da varie notizie provenienti dal Medioriente, dove la tensione per il conflitto resta alta. Dalla dichiarazione di Israele (“La guerra durerà fino al raggiungimento degli obiettivi”) alla partecipazione in presenza dei ministri degli Esteri di Israele e Palestrina al Consiglio Affari Esteri di lunedì a Bruxelles passando dalla richiesta della Russia ad Hamas del rilascio degli ostaggi israeliani: è stato un venerdì particolarmente movimentato dove inoltre hanno preso parola anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani (“Siamo pronti a inviare italiani in missione con l’Onu a Gaza”) e la Segretaria del Partito democratico Elly Schlein che ha chiesto di non inviare armi a Tel Aviv.
Eliminazione dei terroristi
La giornata è iniziata con la risposta del Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin: “Israele proseguirà la sua guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati”. In pratica, tutti gli sforzi militari in atto sono prefissati per eliminare i terroristi di Hamas e liberare gli ostaggi.
Ma nel corso di un’intervista il membro del Gabinetto di guerra israeliano ed ex capo dell’esercito Gadi Eisenkot, il cui figlio è stato tragicamente ucciso alcune settimane fa durante i combattimenti a Gaza, ha dichiarato che solo un accordo di cessate il fuoco può portare al rilascio delle decine di ostaggi detenuti da Hamas. Ha sottolineato che coloro come il Primo Ministro Benjamin Netanyahu che sostengono la possibilità di liberare gli ostaggi attraverso la pressione militare stanno diffondendo illusioni.
Tajani in Terra Santa
Un’altra notizia particolarmente interessante di ieri è venuta fuori dalle parole del Vicepremier Tajani che ha reso noto che l’Italia è pronta a svolgere un ruolo cruciale nella missione di pace (con la speranza che arrivi quanto prima) nelle zone colpite dai conflitti: “La missione in Libano è alle dipendenze delle Nazioni unite. Noi abbiamo sempre detto che a Gaza, qualora si dovesse decidere, finita la guerra, di dar vita a una fase di transizione, con la guida di un Paese arabo di una missione anche militare di pace per evitare che ricominci il conflitto, noi siamo pronti a inviare i nostri militari”. Tajani ha anche aggiunto che il 24 e il 25 gennaio sarà in Terra Santa “per parlare anche con Anp, perché non può essere Hamas a governare quel territorio”.
Sul Medioriente ieri è intervenuta anche Schlein che ha parlato della necessità di evitare di alimentare “questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso a Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra”.
A Bruxelles un segnale di apertura?
C’è anche da aggiungere che, in quello che può essere interpretato come un segnale di apertura al dialogo e alla diplomazia, i ministri degli Esteri di Israele e Palestina parteciperanno in presenza al Consiglio Affari Esteri previsto per lunedì prossimo a Bruxelles. L’annuncio del coinvolgimento diretto dei due rappresentanti in questo contesto internazionale è giunto contemporaneamente a un colloquio tra esponenti di Hamas a Mosca, dove la Russia ha espresso la sua preoccupazione e ha chiesto il rilascio degli ostaggi israeliani. Questa mossa di dialogo da parte di Hamas, sebbene in un contesto diverso, potrebbe indicare un desiderio di avvicinarsi a una soluzione pacifica.
Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme per la situazione a Gaza, avvertendo che un’intera generazione è a rischio a causa delle condizioni precarie in cui si trovano.
Difendere l’Europa
Da segnalare poi che sempre ieri Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha annunciato che a marzo verrà presentata la strategia per l’industria europea della difesa: “Dopo gli eventi in Ucraina, è imperativo ripensare la nostra difesa e la nostra base industriale”, ha dichiarato von der Leyen. La Commissione europea sembra insomma determinata a sviluppare un piano che risponda alle sfide emergenti e garantisca la sicurezza dell’Ue.
Mar Rosso instabile
Intanto l’instabilità nel Mar Rosso si è intensificata con un altro attacco da parte delle milizie Houthi in Yemen, seguito da una rapida risposta degli Stati Uniti e del Regno Unito. Nel contesto di questa escalation, l’Egitto sta tentando di svolgere un ruolo di mediazione per ridurre le tensioni nella regione. Nello specifico, le milizie yemenite hanno colpito una petroliera statunitense, aumentando le preoccupazioni per la sicurezza delle rotte marittime chiave e suscitando risposte immediate da parte degli Usa e del Regno Unito che hanno distrutto missili del gruppo filo-iraniano. Il Presidente americano Joe Biden ha dunque detto che gli Stati Uniti continueranno a difendere i propri interessi e quelli dei loro alleati nella regione.