mercoledì, 26 Giugno, 2024
Società

Ue: cessate il fuoco permanente ma rilascio ostaggi e via Hamas

Polveriera Medioriente. La Cina pronta a mediare tra Pakistan e Iran

Il Parlamento europeo ha adottato ieri una risoluzione non vincolante con la quale ha sollecitato un cessate il fuoco permanente nel conflitto tra Israele e Hamas. Una richiesta, questa, subordinata al rilascio incondizionato degli ostaggi detenuti a Gaza e allo smantellamento di Hamas, definita come organizzazione terroristica dall’Unione europea. La richiesta segue quella più ‘morbida’ formulata a ottobre, quando l’Eurocamera chiese una “pausa umanitaria” per la Striscia. La risoluzione, approvata con 312 voti favorevoli, 131 contrari e 72 astenuti, ha un forte valore simbolico, ma non è legalmente vincolante come anticipato.

Bruxelles, soluzione politica

Nello specifico, gli eurodeputati ribadiscono il diritto di Israele a difendersi, ma condannano allo stesso tempo la sua risposta militare sproporzionata a Gaza, chiedendo di riprendere gli sforzi volti a trovare una soluzione politica al conflitto mediorientale. La risoluzione inoltre sottolinea la necessità di distinguere tra combattenti e civili nel conflitto e richiede un’iniziativa europea per rilanciare la soluzione dei due Stati.

Herzog cita il piccolo Kfir ostaggio con l’intera famiglia

Intanto, durante la sua partecipazione al Forum Economico Mondiale in programma a Davos, il Presidente israeliano Isaac Herzog ha ricordato il compleanno di Kfir Bibas, l’ostaggio più giovane in mano a Hamas, il quale proprio ieri ha compiuto un anno. Herzog ha condiviso con i partecipanti una foto del bimbo, figlio di Shiri e Yarden Bibas. L’intera famiglia Bibas è nelle mani di Hamas da 104 giorni, e il loro destino è ancora sconosciuto: “Sappiamo che questi barbari terroristi hanno preso lui, sua madre, suo fratello e suo padre. Sappiamo che stanno attraversando l’inferno e non sappiamo dove si trovino”, ha spiegato Herzog evidenziando che il nemico sta sostenendo attivamente lo jihadismo, celebrando e glorificando il terrore insieme al rapimento del piccolo Kfir. E dunque il Presidente dal palcoscenico mondiale del Forum ha invitato l’intero universo a impegnarsi incessantemente per liberare Kfir e tutti gli ostaggi detenuti da Hamas.

Israele: l’Iran impero del male

Ma ieri lo stesso Iran è finito nel mirino del Presidente israeliano Isaac Herzog che sempre da Davos ha definito questa terra come “impero del male che spende miliardi di dollari in armi per far deragliare la stabilità della regione e del mondo. E questo deve essere affrontato da una coalizione molto forte”. Riguardo alla situazione umanitaria a Gaza, Herzog ha manifestato preoccupazione per il sofferente popolo palestinese e per questo “siamo determinati a rimuovere la rete del terrore nella quale essi si ritrovano trincerati”. Ha quindi espresso il desiderio di un futuro migliore per i palestinesi, sottolineando il forte impegno di Israele nel contribuire alla stabilità e al progresso della Regione.

Pakistan-Iran, la Cina mediatrice

La situazione in Medioriente resta dunque sempre più incandescente: ieri il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, ha espresso una forte condanna da parte del governo per l’attacco perpetrato dal Pakistan contro la provincia iraniana sud-orientale del Sistan-Baluchestan, che ha causato la morte di almeno 9 persone. Kanani ha dichiarato che è stata già inviata una protesta ufficiale a Islamabad e nello stesso è stata richiesta una dettagliata spiegazione sul raid. Il portavoce ha anche sottolineato che l’incaricato d’affari del Pakistan è stato convocato presso il ministero degli Esteri a Teheran per affrontare la questione direttamente. L’Iran chiede trasparenza e chiarezza da parte del Pakistan per assicurare che simili incidenti non si ripetano in futuro, riaffermando la necessità di mantenere una stabilità e un rapporto pacifico tra i due Paesi confinanti. Di certo la tensione tra Iran e Pakistan ha raggiunto livelli critici e in risposta a questo scenario bellico, la Cina si è offerta come mediatore, manifestando la volontà di facilitare un dialogo tra Teheran e Islamabad per risolvere le divergenze e promuovere la stabilità

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