In risposta ai problemi dell’invasione del Callinectes sapidus, il noto Granchio reale blu che sta provocando danni ingenti per allevatori e pescatori di vongole, Eataly ha scelto di promuovere una filiera di questo crostaceo incentivando un consumo consapevole. Nei ristoranti Eataly, di Torino, Milano, Roma, Genova e Trieste si potranno degustare piatti a base di granchio blu (come i ravioli al granchio blu) ma anche cucinarlo a casa, acquistando la versione venduta in vaschetta. Infatti, si potranno seguire corsi di cucina di chef, in collaborazione con Slow Food, su come prepararlo al meglio. Eppure, nonostante le potenzialità, i pescatori restano critici rispetto ad iniziative come quelle di Eataly.
Otto italiani su dieci pronti a degustare
Il noto Granchio reale blu sta proliferando a livelli esponenziali e minacciando gli ecosistemi in cui si è insediato per la sua voracità e la sua velocità di riproduzione. Il gruppo intende così dare il suo contributo per trovare un impiego a questo insaziabile predatore delle vongole, che soltanto quest’estate ne ha ridotte fino al 70%. Secondo il recente sondaggio di Fedagripesca-Confcooperative, otto italiani su dieci sarebbero pronti ad assaporare pietanze al granchio blu “per moda o curiosità”. Tuttavia, in Italia manca ancora una cultura gastronomica legata a questo prodotto, che invece negli Stati Uniti viene venduto a ben 100 euro al chilo.
I pescatori restano perplessi
Ma nonostante le potenzialità di questo prodotto, i pescatori restano perplessi sulle iniziative come quelle promosse dal gruppo Eataly: “Non saranno purtroppo i ravioli a salvare le nostre vongole dal granchio blu – ha dichiarato Paolo Tiozzo, vice presidente di Fedagripesca – iniziative come queste sono ininfluenti nella battaglia per debellare questa specie aliena. Per uscire dal guado occorre, invece, una pesca intensiva dei granchi con strumenti mirati e il supporto della ricerca scientifica per creare degli argini a questo invasore”. I pescatori sono costretti a buttare via il 90% dei granchi blu pescati, dai quali guadagnano al massimo 1,50 al chilo, perché la maggior parte degli esemplari sono troppo piccoli e non sono richiesti dal mercato gastronomico.