Il destino dell’Occidente potrebbe subire nei prossimi mesi una svolta pericolosa. Essa potrebbe segnare l’avvio del declino, forse irreversibile, della civiltà che ha segnato quanto meno gli ultimi 75 anni della storia. Tre sono i rischi che si affacciano all’orizzonte e sono fra loro terribilmente intrecciati
Non cedere alle pretese russe sull’Ucraina
Il primo è legato all’evoluzione della guerra in Ucraina. Qualunque incertezza nel sostegno militare a Kyiv e qualunque forma di cedimento alle pretese di Putin di mettere altre bandierine russe sul territorio di uno Stato sovrano a colpi di invasioni illegali (la Crimea nel 2014, poi il Donbass e dal 2022 il 20% del suolo ucraino) significherebbe sancire il diritto di Mosca a violare le regole internazionali.
Sarebbe una sconfitta non dell’eroico popolo dell’Ucraina, ma dell’Europa, degli Stati Uniti, e di tutti i Paesi civili che hanno condannato l’aggressione russa.
Autorizzerebbe Putin a pensare di poterci provare ancora, tanto alla fine l’Occidente abbaia ma non morde. E che ne sarebbe di Paesi che non fanno parte della Nato e che sono esposti da tempo agli appetiti insaziabili del revanscismo sovietico del Cremlino?
Vivrebbero nel terrore di subire colpi di mano di Putin sapendo che l’Occidente reagirebbe con tante belle parole e pochi fatti concreti. La pace in Europa sarebbe definitivamente compromessa e comincerebbero a suonare le tristi note del preludio di un conflitto su vasta scala. Le recenti rivelazioni in Germania di ipotizzati piani di Putin di aggressione alle repubbliche baltiche vanno in questa direzione.
Il suicidio di un’Europa mediocre, miope e frammentata
Il secondo rischio è che le elezioni europee siano segnate dal prevalere di ottusi nazionalismi che farebbero perdere di vista il disegno strategico di un Vecchio continente sempre più unito non solo economicamente ma anche politicamente e sempre più capace di essere protagonista e non solo comparsa negli scenari geopolitici mondiali.
Purtroppo, molte classi dirigenti europee confondono la sacrosanta affermazione delle identità nazionali – le radici non bisogna mai farle rinsecchire – con le necessità storiche di mettere in comune regole fiscali, armamenti, politica estera per non essere emarginati dal gioco politico in cui solo le grandi potenze contano. Se l’Europa perde questa occasione per puntare a diventare una Grande potenza, la sua fine sarà inevitabile.
Le difficoltà economiche della Germania dovrebbero indurre i falchi di Berlino a smetterla di inseguire un rigore autolesionista e a puntare invece su massicci investimenti europei finanziati dall’emissione di titoli come è avvenuto per il Next Generation Eu. La Francia unica potenza nucleare dei 27 dovrebbe farsi lei promotrice di un’Unione di difesa europea forte, riparando il danno provocato nel 1954 quando fece fallire sul nascere questo progetto che avrebbe segnato diversamente il corso della storia.
Il vero senso dell’orgoglio americano
Il terzo rischio viene dalla campagna elettorale degli Stati Uniti. Cosa farà grande l’America nei prossimi anni?
Rinchiudersi in se stessa, nei suoi conflitti interni che la stanno dilaniando, sentendosi protetta dalle minacce esterne solo dai due Oceani e da una indiscussa potenza economica e militare? Oppure riprendere il suo ruolo storico di baluardo della libertà della democrazia, di primo protagonista degli equilibri mondiali che vanno ricostruiti prima che la Cina estenda la sua egemonia, col supporto della Russia? Davvero la classe dirigente americana può pensare che il bene degli Stati Uniti sia quello di dividersi al proprio interno proprio mentre crescono potenti minacce esterne? Gli Usa non potranno mai comportarsi come se fossero un’isola, e non solo geograficamente. Il loro destino è legato alla loro capacità di essere uniti e forti all’interno e protagonisti coraggiosi e lungimiranti all’esterno È questa consapevolezza che dovrebbe accendere l’orgoglio nazionale federale americano e far scattare un nuovo Risveglio dei valori religiosi, morali e culturali che hanno cementato la costruzione degli Stati Uniti.
Europa e Usa simul stabunt simul cadent
I rischi descritti possono essere affrontati meglio se, soprattutto nelle nuove generazioni, si riafferma una nuova idea dell’Occidente. Essa non ha nulla a che vedere con disegni di supremazia mondiale imposta con forme di neocolonialismo e con imprese militari.
E’ una rinascita morale e ideale quella che dovrebbe accendere negli animi della Gen Z, cui appartiene il futuro, una passione per i valori che i loro nonni e padri hanno coltivato e difeso anche con sangue e sudore e che si stanno diluendo in un mellifluo fluire di fragilità morali, intellettuali e psicologiche. Invece di auto-fustigarsi, di piangersi addosso, le élites intellettuali dovrebbero dar vita a nuovi movimenti di idee capaci di generare passioni positive nella GenZ. E questo deve avvenire in Europa e negli Stati Uniti. Il cui futuro è intrecciato ineluttabilmente, anche se le élites politiche non se ne rendono conto.