domenica, 17 Novembre, 2024
Esteri

Tajani: Italia nella missione europea nel Mar Rosso

Dalla consegna dei farmaci a Gaza e agli ostaggi israeliani, ai traffici commerciali a rischio nel
Mar Rosso, mentre per l’Iran il conflitto già tocca altre regioni e continuerà ad espandersi. La guerra in Medio Oriente assume ogni giorno forme, drammi ed effetti diversi sulle strategie militari geo politiche ed economiche. Con la preoccupazione sempre più pressante dell’Italia di evitare una escalation della crisi del transito delle navi attraverso il mar Rosso che avrebbe ripercussioni durissime per i porti italiani.

Tajani: missione in mar Rosso

Degli attacchi degli Houthi dello Yemen alle portacontainer e alle petroliere ieri ha parlato il ministro degli esteri Antonio Tajani nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina sulla presidenza italiana del g7. “Siamo pronti ad andare in Parlamento per illustrare le nostre azioni sul mar Rosso”, ha esordito Tajani, “nel mar Rosso stiamo lavorando perchè accanto all’operazione Atalanta possa esserci una missione militare europea, l’ipotesi è di allargare quella attiva a Hormuz – la Agenor – per proteggere i traffici commerciali”. Le decisioni saranno prese lunedì al consiglio dei ministri degli esteri. Alla missione potrebbero partecipare anche paesi extra-ue”. Antonio Tajani ha poi reso noto come “con la Francia e la Germania stiamo formalizzando una proposta da presentare agli altri partner Ue, ma sono ottimista”. Tajani ha auspicato che la missione “possa essere operativa il prima possibile”.
A seguito della crisi nel Mar Rosso il “traffico giornaliero si è ridotto da 400 a 250 navi, è chiaro che alcuni porti italiani come Gioa Tauro, Taranto, Brindisi Trieste e Genova avranno degli effetti negativi”.

Il Giappone cambia rotte

A confermare le preoccupazioni per i rischi di navigazione
la società giapponese di spedizioni Nippon Yusen ha annunciato di aver sospeso le rotte attraverso il Mar Rosso, a fronte degli attacchi compiuti dagli Houthi. La decisione è stata presa per “garantire la sicurezza dei propri equipaggi”.
A novembre gli Houthi avevano sequestrato la “Galaxy Leader”, un mercantile di un imprenditore israeliano gestito da Nippon Yusen, per poi dirottarlo sulla costa dello Yemen. Ad oggi l’operatore non ha ricevuto informazioni sulla nave, né sull’equipaggio composto da 25 persone, ha detto il portavoce

Sui farmaci lite a Tel Aviv

Sui farmaci previsti in distribuzione a Gaza e per gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, è stata una giornata di confronto acceso tra militari israeliani e Governo. In serata la decisione del premier Benyamin Netanyahu – dopo le tensioni sulle ispezioni ai farmaci in arrivo a Gaza dal Qatar – che ha ordinato all’esercito di effettuare i controlli. Una svolta che potrà ritardare l’ingresso dei medicinali. La polemica che ha avuto toni accesi è scaturita sulle condizioni dell’accordo per l’invio di medicinali destinati a ostaggi e civili a Gaza: Benny Ganzt, ministro israeliano e membro del gabinetto di guerra, ha indirettamente smentito il premier Benjamin Netanyahu che, in merito alla mancanza di ispezioni di Israele ai camion con gli aiuti, ha scaricato la responsabilità sulle forze armate. “Far arrivare le medicine agli ostaggi è un passo significativo e importante per il quale abbiamo lavorato duramente. La responsabilità della decisione così come la sua attuazione resta a livello politico, solo su di noi”.

La provocazione di Hamas

Sulla consegna dei medicinali anche la richiesta di Hamas che è suonata come una provocazione. Per Moussa Abu Marzouk, esponente di Hamas, per ogni scatola di medicinali fornita agli ostaggi, 1.000 scatole dovevano essere inviate ai civili palestinesi. In un messaggio su X, ha spiegato che il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) consegnerà tutte le medicine, comprese quelle destinate agli ostaggi, agli ospedali che servono l’intero territorio di Gaza.
L’accordo prevede anche la consegna di ulteriori aiuti alimentari e umanitari a Gaza. Abu Marzouk ha inoltre affermato che le autorità israeliane non avranno la possibilità di ispezionare le spedizioni e ha aggiunto che Hamas ha insistito affinché il Qatar fornisse i farmaci e non la Francia a causa del sostegno del Paese europeo a Israele.

Iran: raid su Iraq e Pakistan

Il ministro degli Esteri iraniano, Amir Abdollahian, ha confermato che le sue forze hanno condotto dei raid contro i gruppi ribelli in Iraq e in Pakistan ed ha denunciato di assistere ad un allargamento del conflitto in Medio Oriente. Parlando dei raid delle Guardie rivoluzionarie a Erbil e nel Beluchistan, il capo della diplomazia iraniana ha affermato che “rispettiamo la sovranità e l’integrità territoriale del Pakistan e dell’Iraq, ma non permettiamo che la nostra sicurezza nazionale sia minacciata. Ciò che abbiamo fatto è coerente con la sicurezza dell’Iraq, del Pakistan e dell’intera regione”. In particolare ha aggiunto che “ciò che abbiamo fatto contro la base del Mossad in Kurdistan e contro Jaish al-Adl in Pakistan non ha nulla a che fare con la situazione a Gaza. Ciò che sta accadendo ora non è il risultato di quanto accaduto il 7 ottobre, e la questione risale a più di 70 anni fa”.

L’ambasciatore cacciato

Per risposta il Pakistan ha richiamato il suo ambasciatore in Iran a seguito della “violazione ingiustificata” del suo spazio aereo da parte di Teheran e ha deciso di non consentire “per il momento” il ritorno a Islamabad dell’ambasciatore iraniano, che attualmente si trova nella Repubblica islamica.

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