L’ordine di attacco alle basi dei ribelli Houthi è stato dato direttamente dal Presidente degli Stati Uniti. Le rotte commerciali marittime sono strategiche per l’Occidente e la coalizione angloamericana non esiterà, sono le parole di Biden “a prendere ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario.” Con Stati Uniti e Regno Unito sono intervenuti direttamente anche Australia, Bahrein, Canada e Olanda, mentre la Spagna ha annunciato che non partecipare a eventuali missioni, neppure sotto le bandiere dell’Unione europea, al contrario della Germania che, però, preferirebbe “l’opzione” europea. E infatti il Servizio di azione esterna dell’Unione Europea (Eeas) ha presentato la sua proposta di missione blustellata nel Mar Rosso con il dislocamento di “almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione” per almeno “un anno”. Questo tipo di comportamento, ha spiegato il premier inglese Sunak, che aveva già avvertito nei giorni scorsi i pirati, “non puòcontinuare” e i bombardamenti sono stati”proporzionati e mirati.” Da annotare che gli attacchi in Yemen hanno fatto impennare il prezzo del petrolio. Ieri il Wti guadagnava il 3,4% a 74,5 dollari al barile. Il Brent è salito del 3,2% a 80 dollari al barile.
Minacce dallo Yemen
Finora gli attacchi dei ribelli yemeniti hanno creato danni a più di 50 nazioni: sono state colpite navi commerciali durante atti di pirateria e presi in ostaggio equipaggi. Più di duemila imbarcazioni sono state costrette a cambiare rotta di migliaia di miglia per evitare il Mar Rosso e molte sono state sospese. Sono quasi dimezzate (diminuite del 40%) le entrate in dollari del Canale di Suez dall’inizio dell’anno, appena 12 giorni, a causa delle crescenti tensioni. L’attacco anglo-americano viene dopo la risoluzione dell’Onu che condannava gli Houthi, sostenuti dall’Iran, e intimava ai pirati di fermare le incursioni. Condanne all’intervento di rappresaglia della coalizione occidentale sono venute da Mosca che teme “un’escalation” della guerra e ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre Pechino esprime “preoccupazione” e invita le parti rilevanti a “mantenere la calma.” Il Consiglio politico supremo degli Houthi ha dichiarato che “tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi delle forze armate yemenite, in risposta alla loro diretta e dichiarata aggressione contro la Repubblica dello Yemen” e decine di migliaia di manifestanti yemeniti si sono riversati in piazza Sab’een per esprimere rabbia contro gli Stati Uniti.
Da deputati Usa critiche a Biden
Dall’altra parte il Presidente Erdogan ha detto che “tutte queste azioni rappresentano un uso sproporzionato della forza” e che così si finisce “in un bagno di sangue.” Ma Israele gli ha subito rinfacciato il genocidio degli armeni. Critiche a Biden sono venute anche da un gruppo di deputati democratici: “sta violando l’Articolo I della Costituzione effettuando attacchi aerei nello Yemen senza l’approvazione del Congresso. Il popolo americano è stanco di una guerra infinita”, ha scritto sui social la deputata Rashida Tlaib, una delle più critiche nei confronti dell’Amministrazione per il sostegno ad Israele. Infine il portavoce del ministero degli esteri dell’Iran, Nasser Kanani, ha “fermamente condannato gli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città dello Yemen, ritenendoli un’azione arbitraria, una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale”.
L’Italia: non è stato chiesto nostro intervento
Per l’Italia Palazzo Chigi ha dichiarato che non è mai stato chiesto di partecipare ai bombardamenti in Yemen. “Lavoriamo per mantenere bassa la tensione nel Mar Rosso e siamo impegnati nella coalizione europea per garantire libera circolazione delle navi nell’area”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che “siamo stati informati dagli Stati Uniti con parecchie ore di anticipo” e ha ribadito che l’Italia sostiene la libera circolazione e ha aggiunto: “sosteniamo politicamente questo principio e anche con una nostra fregata partecipiamo alla missione Atalanta, però non possiamo partecipare a improvvise azioni di guerra, anche se si tratta di azioni di protezione del traffico marittimo internazionale, senza un’autorizzazione del Parlamento”.
Aia: Israele, il Sudafrica ci diffama
Quanto alla denuncia di genocidio contro Israele alla Corte dell’Aia, l’avvocato Malcom Shaw, che difende Israele, ha detto che il “Sudafrica ha raccontato metà della storia.” Non c’è alcun intento di distruggere in tutto o in parte il popolo della Striscia di Gaza, ha aggiunto l’avvocato, e le “affermazioni di singoli soldati non rappresentano la linea di condotta.” Tal Becker, del collegio di difesa israeliano, ha affermato che gli argomenti del Sudafrica “dovrebbero essere respinti per quello che sono: una diffamazione”. Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha commentato la giornata dicendo che quando si tratta di Israele si usano sempre “doppi standard” e spera che “la denuncia sia respinta” e che la “giustizia prevalga”.
Intanto il comune di Betlemme, ieri, ha issato la bandiera del Sudafrica in segno di ringraziamento per il sostegno garantito alla causa palestinese. Mentre ilministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha dichiarato che la comunità internazionale non è riuscita ad agire per fermare “l’aggressione” israeliana contro i palestinesi, che “sta mettendo in pericolo la sicurezza della regione.” Infine sei paesi dell’America latina; Brasile, Colombia, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Venezuela hanno affiancato il Sudafrica nell’accusa di genocidio.