La “Nuova Destra”, il partito danese di Pernille Vermund, ha deciso di sciogliersi con l’obiettivo di unirsi ad altri gruppi parlamentari e costruire una forza politica più forte. La fondatrice di “Nye Borgerlige” ha annunciato la chiusura del gruppo parlamentare dicendo: “se vogliamo ricostruire la Danimarca di centro-destra, dobbiamo riunire tutte le persone di buona volontà, ma in un numero leggermente inferiore di partiti di centro-destra”.
Uscire dall’Unione europea
L’annuncio ha sorpreso molti anche perché la formazione è data in crescita. La Nuova Destra svedese è un partito nazional-conservatore con posizione molto rigide sulle questioni migratorie tanto da aver chiesto il ritiro della Danimarca dalla Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati e propone di espellere tutti gli immigrati che vivono in residenza temporanea o che non riescono a mantenersi da soli. Il partito è anche molto critico nei confronti dell’UE, come dimostra la richiesta di un referendum sull’adesione del Paese all’Unione europea. “La centralizzazione e la burocratizzazione che l’UE ha subito dalla metà degli anni Ottanta ha distrutto molte delle prospettive positive della cooperazione. Faremo quindi in modo che i danesi abbiano un referendum sull’adesione all’UE”, si legge nel manifesto della Nuova Destra. Martin Henriksen, uno dei principali candidati al Parlamento europeo, però, ha dichiarato di non essere a conoscenza delle intenzioni della leader. “Avrei voluto essere informato. È molto logico. Ma capisco che molti non ne siano stati informati”.
Opportunità o opportunismo?
Oggi la Nuova Destra ha solo due membri nel parlamento danese: La stessa Vermund e il deputato Kim Edberg. Il partito ha ottenuto sei deputati alle elezioni del novembre dello scorso anno, ma un vero e proprio crollo poco dopo le elezioni ha portato alla riduzione del gruppo parlamentare a tre, il che potrebbe aver giocato un ruolo nella decisione di sciogliere formalmente il partito. “Quando abbiamo fondato il Nuovo Partito della Destra, otto anni fa, c’erano quattro partiti di centro-destra. Oggi ce ne sono sette”, ha scritto Vermund, aggiungendo che con due seggi attivi, il suo gruppo rischia di bloccare una maggioranza di centro-destra e quindi un primo ministro di centro-destra.
Da destra porta semi-chiusa
La Vermund ha chiarito di voler aderire a un altro partito di centro-destra, ma non ha ancora detto quale. Il più vicino potrebbe essere il Partito Popolare Conservatore di destra (che siede con il Partito Popolare Europeo nel Parlamento UE), poi c’è Alleanza Liberale o, all’estrema destra, il Partito Popolare Danese (Identità e Democrazia). Prima di fondare la Nuova Destra, Vermund era membro del Partito Conservatore e, se dovesse trovare di nuovo il suo posto, la porta “non è necessariamente chiusa”, ha dichiarato la portavoce politica Mette Abildgaard. “È la benvenuta se ci contatta e poi dovremo avviare un dialogo”, ha detto, aggiungendo che “se è appena stata leader di un altro partito che ha una visione diversa dell’agenda sul clima, che ha un atteggiamento diverso nei confronti del rispetto delle convenzioni internazionali, è necessario avere un dialogo prima di aprire la porta”.
Da sinistra porta mezza-aperta
Ma segnali di disponibilità sono arrivati anche dalla coalizione di centro-sinistra al governo, il presidente del Partito liberale danese e ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha annunciato che avrebbe accettato la Vermund come nuova collega di partito. “Conosco bene Pernille Vermund e ho lavorato a stretto contatto con lei quando ero portavoce delle finanze. È una politica abile e credibile, quindi ha un buon futuro davanti a sé.”