Nessuna flessibilità da parte della Cina sulle sue rivendicazioni di sovranità su Taiwan è emersa durante i recenti colloqui militari a Washington tra Pechino e gli Stati Uniti. L’incontro di due giorni, volto a ripristinare la comunicazione tra gli eserciti dei due paesi, si è concluso senza alcun compromesso, accentuando le tensioni tra le due potenze mondiali. Il colloquio, guidato da Michael Chase, vice segretario aggiunto alla difesa per Cina, Taiwan e Mongolia, e dal Magg. Gen. Song Yanchao, vicedirettore dell’Ufficio della Commissione militare centrale cinese per la cooperazione militare internazionale, ha avuto luogo poco prima delle elezioni presidenziali a Taiwan. Queste elezioni sono cruciali non solo per il futuro della relazione tra Taiwan e la Cina, ma anche per gli Stati Uniti, il principale sostenitore internazionale dell’isola democratica autogovernata.
La dichiarata ambizione della Cina di “riunificarsi” con Taiwan, persino con l’uso della forza, rappresenta una delle questioni più delicate nei rapporti tra Stati Uniti e Cina. Negli ultimi anni, questi rapporti sono scesi al punto più basso degli ultimi decenni, aggravati dalla crescente presenza militare cinese nel Mar Cinese Meridionale.
Nessuna concessione
Il Ministero della Difesa cinese ha chiaramente affermato che Pechino non farà alcuna concessione o compromesso sulla questione di Taiwan. Hanno richiesto agli Stati Uniti di rispettare il principio di “Una sola Cina”, interrompere il sostegno all’indipendenza di Taiwan e cessare la fornitura di armi all’isola. Chase ha sottolineato l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione tra i militari per evitare che la competizione sfoci in un conflitto. Ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti verso la politica di “Una sola Cina”, in cui riconoscono Pechino come l’unico governo legittimo, mantenendo comunque relazioni non ufficiali con Taipei.
La Cina ha espresso la volontà di sviluppare relazioni militari “sane e stabili” basate sull’uguaglianza e sul rispetto. Tuttavia, ha esortato gli Stati Uniti a ridurre la loro presenza militare nel Mar Cinese Meridionale e a smettere di sostenere azioni provocatorie da parte di alcuni paesi, senza specificarne l’identità. Il colloquio ha evidenziato le profonde divergenze tra le due potenze, con la Cina che cerca di consolidare il suo dominio regionale e gli Stati Uniti che difendono la democrazia taiwanese e promuovono la libertà di navigazione nelle acque contestate del Mar Cinese Meridionale.