“Accolgo con favore il tempestivo annuncio degli alleati di investire in un massimo di 1.000 nuovi missili di difesa aerea Patriot per rafforzare la sicurezza dell’Alleanza” in particolare per il supporto all’Ucraina, lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg dopo la decisione di affidare l’ingente ordine di acquisto a una joint venture Usa-Germania.
“Questo investimento – ha spiegato Stoltenberg – dimostra la forza della cooperazione transatlantica in materia di difesa e l’impegno della Nato nel garantire la sicurezza dei nostri popoli. Gli attacchi missilistici e droni russi contro civili, città e paesi ucraini mostrano quanto siano importanti le moderne difese aeree. L’incremento della produzione di munizioni è fondamentale per la sicurezza dell’Ucraina e per la nostra”.
Impianto di produzione
Il contratto da 5,5 miliardi di dollari è stato assegnato a Comlog, una joint venture tra la società statunitense Raytheon e la società tedesca Mbda, con sede a Schrobenhausen, in Germania. L’ingente volume dell’ordine, inoltre, supporterà la realizzazione di un impianto di produzione di missili Patriot in Germania. I sistemi di difesa aerea Patriot possono essere utilizzati per difendersi da aerei, elicotteri e missili, intercettandoli a grandi distanze. “Sulla scia della guerra della Russia contro l’Ucraina, la Nato ha schierato batterie di missili Patriot per proteggere i suoi alleati sul fianco orientale.”
Import export di armi
Il mercato delle armi è sempre più fiorente e secondo Stockholm International Peace Research Institute, i più grandi importatori al mondo sono Qatar, India, Ucraina, Arabia Saudita e Kuwait, con quote di mercato superiori al 7%. A livello continentale, l’Europa ha visto aumentare gli acquisti di armi del 47% negli ultimi cinque anni. Dunque oltre ai paesi mediorientali, i più grandi acquirenti sono, logicamente, i paesi in guerra. L’Ucraina, ad esempio, ha raggiunto il terzo posto proprio a seguito dell’attacco russo: oggi ha una quota dell’8,3% di tutte le importazioni. Il Qatar, che tra l’altro è uno dei massimi mediatori per il cessate il fuoco tra Hamas e Israele, è al primo posto con una quota di importazioni di armi del 10,4% seguito dall’India, con l’8,9%.
Gli esportatori
Ma se si allunga lo sguardo agli ultimi cinque anni, in un arco di tempo dal 2018 al 2022, il maggiore importatore di armi resta l’India, con una quota globale dell’11%, seguita da Arabia Saudita (9,6%), Qatar (6,4%), Australia (4,7%) e Cina (4,6%). Se ci sono importatori, significa che vi sono i produttori e esportatori di armi: tra questi il più grande sono gli Stati Uniti d’America, con una quota mondiale del 40%, seguiti dalla Russia, con il 16%, quindi Francia (11%), Cina (5,2%) e Germania (4,2%). L’Italia è al sesto posto con il 4% (come importatore di armi, invece, il nostro Paese è passato dal 21 al 28° posto nel mondo). A livello di macroaree regionali, nell’ultimo decennio, solo l’Europa ha visto aumentare e notevolmente l’importazione di armi, con un incremento del 47%, contro una diminuzione generale in tutti gli altri continenti, dalle Americhe all’Asia, dall’Africa al Medio Oriente.