domenica, 8 Settembre, 2024
Economia

Disuguaglianze. Il 5% delle famiglie italiane detiene quasi il 50% della ricchezza totale

Bankitalia e Bce. Siamo il Paese con il maggior divario

Dalla eterogenesi dei fini al portafoglio “eterogeneo”, che premia chi è già ricco. Così nella puntuale analisi della Banca d’Italia sullo stato di salute finanziaria delle famiglie, emerge un dato secco e non certo da far fare salti di gioia alla stragrande maggioranza degli italiani. “Il cinque per cento”, annota Bankitalia, “delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46 per cento della ricchezza netta totale”. Cambiano le stagioni politiche, cambiano gli assetti geo politici, così come le variazioni climatiche, ma un dato resta sempre più certo e, appare ogni anno immutabile, detto in sintesi, le disuguaglianze aumentano. Al massimo restano stabili ma sempre con una profonda differenza tra il 5 per cento delle faglie contro tutto il resto. “I principali indici di disuguaglianza”, osserva Bankitalia, “sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016″.

Il portafoglio “eterogeneo”

La chiave di tutto, lo spartiacque tra benestanti e meno abbienti, è nel cosiddetto “portafoglio eterogeneo”. Nulla a che vedere con la fortuna ma con un dato molto pratico, che la ricerca della Banca d’Italia – resa nota in contemporanea con l’uscita dei dati sull’area euro prodotti dalla Banca Centrale Europea – evidenzia. In sostanza le famiglie non ricche possano contare principalmente sul possesso dell’abitazione mentre quelle più benestanti detengono un portafoglio diversificato in azioni, depositi, polizze, fondi comuni, investimenti. L’Italia inoltre impoverisce, e risulta anche sotto la media dell’Unione europea, per concentrazione della ricchezza.

Disuguaglianze in numeri

Spiegato in altri versi, ossia in percentuali, la situazione rappresentata dallo studio di Bankitalia è questa: il 5% delle famiglie italiane più abbienti possiede circa il 46% della ricchezza netta totale contro il 50% delle famiglie più povere che può contare su meno dell’8% della ricchezza. Va inoltre sottolineato che la ricerca non considera i grandi capitali “sommersi” della cosiddetta economia “non osservata”, ossia le fortune accumulate e nascoste dai grandi evasori. Sul fronte della povertà, invece, per le famiglie povere c’è l’inevitabile spettro dell’indebitamento. Anche in questo caso la richiesta di finanziamenti per le necessità quotidiane di spesa ha avuto oscillazione ma sempre in crescita, ad eccezione del periodo della crisi pandemica.

La casa bene principale

L’indagine pone in rilievo come in Italia la casa di proprietà rappresenti il centro di gravità della struttura finanziaria delle famiglie. Bankitalia ricorda come “metà della ricchezza degli italiani sia rappresentata dalle abitazioni”. Tale percentuale varia tuttavia fortemente in base alla ricchezza: “Le abitazioni raggiungono i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto la mediana, si attestano poco sotto il 70 per cento per quelle della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca. Per le famiglie più povere, i depositi sono l’unica componente rilevante di ricchezza finanziaria 17%”.

La classe media in crisi

Nel 2010, ricorda ancora l’indagine della Banca d’Italia, “circa la metà del patrimonio abitativo era detenuta dalle famiglie della classe media. Nel 2022 tale percentuale era scesa al 45 per cento, soprattutto a vantaggio del decimo più ricco; la quota di abitazioni posseduta dalle famiglie sotto la mediana è rimasta stabile nel tempo attorno al 14 per cento. “I depositi”, infine, “sono aumentati di circa il 40 per cento tra il 2010 e il 2022, soprattutto per le famiglie appartenenti al decimo più ricco, la cui quota è salita di sei punti percentuali, raggiungendo la metà del totale”.

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