La Conferenza delle Regioni ha espresso un parere articolato sull’intelligenza artificiale all’interno del sistema pubblico. Il documento è un insieme di proposte che sarà inviato all’attenzione del Governo già nei prossimi giorni. Le Regioni condividono “la necessità di rivedere la Strategia nazionale sull’intelligenza artificiale (2022-2024) per portarla al passo dei grandi investimenti che altri Paesi stanno già facendo in questa nuova opportunità tecnologica” e auspicano che agli studi tecnici e alle scelte politiche sull’intelligenza artificiale “possano contribuire, già nell’immediato, anche le Regioni e le Province autonome, all’interno di un percorso collaborativo per la definizione di questa nuova strategia, portando a valore anche le nascenti esperienze regionali in questo ambito.”
Dieci punti strategici
In virtù di quanto premesso, gli aspetti su cui le Regioni e le Province autonome richiamano l’attenzione del Governo – aspetti sui quali la stessa commissione ITD sta ragionando, anche nell’ambito della community inter-regionale “Dati & AI” – su una decina di punti che vanno dal riconoscimento del ruolo delle regioni alla distribuzione degli stanziamenti. Si sottolinea l’obiettivo del miglioramento dei processi interni della Pubblica amministrazione e di limitare sempre di più il gap tecnologico sia nel settore privato che pubblico. Le regioni chiedono di non farsi sfuggire “la straordinaria opportunità dello sviluppo dell’intelligenza artificiale” e di “conciliare l’aspetto etico dei suoi utilizzi tenendo conto, però, che questo non può bloccarne lo sviluppo anche a livello nazionale e l’impiego in ogni settore.” Temi come la trasparenza e la conoscibilità della logica degli algoritmi, la non discriminazione, la responsabilità e il contributo/controllo umano nelle decisioni automatizzate (c.d. “riserva di umanità”) sono da “considerarsi nel procedere con la modernizzazione e l’evoluzione della tecnologia e delle sue applicazioni al mondo della Pubblica Amministrazione”
“Rete neurale” e “cloud federato”
Inoltre il documento parla di “attivare investimenti con fondi nazionali, che vedano Regioni e Province autonome come soggetti attuatori, per avere “dati pubblici pronti per la AI”, anche, ove possibile, come dati aperti utili per lo sviluppo di algoritmi. “Ad oggi, i dati delle PA sono spesso poco curati e di scarsa qualità, mancano processi strutturati di “data governance”, e di conseguenza, il rischio è quello di non farci trovare pronti per sfruttare gli algoritmi AI nelle PA.” Quindi le regioni chiedono di “supportare, attraverso investimenti con fondi nazionali, la formazione di nuclei di aggregazione territoriale.” Regioni e Province autonome “possono fare da “rete neurale” del Paese rispetto a questi temi, ed anche per questo bisogna accelerare rispetto ai principi dell’Accordo Butti/Fedriga firmato a Perugia nel luglio 2023, per arrivare a definire il “cloud federato” e il “sistema nazionale per la trasformazione digitale”.
Combattere l’”AI divide”
Inoltre si parla dell’implementazione nella Pdnd(Piattaforma Digitale Nazionale dei Dati, sia per gli scopi di cui al CAD art.50-ter comma 2 che per gli scopi del comma 4)
e di evitare che si arrivi a un “AI divide” in cui le PA non sono in grado di comprendere e sfruttare queste tecnologie.” Quanto al persone e alle competenze “non sono sufficienti generiche iniziative”, ma “vanno strutturati percorsi specifici.”
Per portare il peso nell’occupazione della PA delle figure qualificate come “scientists and engineers” agli standard medi europei – dicono le regioni italiane – occorrerebbe aumentarne il numero di ben 65mila occupati. D’altra parte, nel 2022 gli occupati laureati in ambito Stem, ovvero con lauree nel gruppo scientifico e tecnico, erano poco meno di 37mila persone.”
Laboratori di contaminazione
Infine le Regioni che si candidano a diventare “laboratori per attività di contaminazione tra diverse discipline” con il coinvolgimento delle università, del settore privato e “bisogna investire anche per sostenere gli obiettivi del “Decennio digitale 2030”, tra i quali uno molto sfidante: nel 2030 il 75% delle imprese dell’Ue dovrà utilizzare cloud, AI e big data, e inoltre il 90% delle PMI dovranno raggiungere almeno il “livello base di intensità digitale”. Occorre definire regole e criteri standard di accettabilità delle decisioni algoritmiche e sviluppare una consapevolezza e una mentalità adeguata in modo diffuso. In conclusione, le Regioni e le Province autonome esprimono la “forte volontà di svolgere il ruolo di partner attivi nel plasmare e attuare la nuova strategia nazionale sull’intelligenza artificiale, collaborando attivamente e proattivamente, sulla base di specifiche azioni condivise, con il Governo per promuovere lo sviluppo e l’utilizzo etico e consapevole dell’AI, massimizzando l’impatto sull’intero Paese in termini di innovazione, occupazione e benessere.”