Ha parlato, nuovamente, nel giro di pochi giorni, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah che, come le scorse volte, si è mostrato solo in video e da una località sconosciuta. Tra l’altro, ha dichiarato che “una risposta a quanto accaduto nella periferia sud di Beirut è inevitabile”, “il terreno di battaglia non può aspettare”, ha detto, e che “se Israele vince a Gaza, il sud del Libano sarà il prossimo.” Nel frattempo in Giordania migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade di Amman per solidarietà a Hamas e al leader Saleh Arouri assassinato a Beirut nei giorni scorsi. Intanto è giunto nuovamente in Israele il Segretario di stato americano, Antony Blynken per cercare di riprendere la via diplomatica delle ricomposizione del conflitto, mentre in Iran sono state arrestate 11 persone che avrebbero partecipato all’organizzazione del duplice attentato di Kerman.
L’Iran annuncia vendetta
Il segretario di Stato oggi si incontrerà con l’omologo turco Hakan Fidan a Istanbul, dove potrebbe vedere anche il presidente Recep Tayyip Erdogan che nelle scorse settimane si è scagliato più volte contro Israele. Blinken ha il compito di riportare la stabilità a Gaza e nella regione, evitando l’escalation del conflitto. Fare in modo che aumentino i flussi umanitari alla popolazione della Striscia e garantirne il ritorno ai luoghi di origine, completare lo scambio di ostaggi e, soprattutto, iniziare a costruire un futuro che dovrebbe essere basato, come vorrebbe l’Amministrazione Biden, su due stati. Compito non facile visti anche gli ultimi accadimenti compreso il terribile doppio attentato in Iran. Per vendicare il quale il Presidente iraniano Raisi ha annunciato “L’operazione Diluvio di Al Aqsa” – come Hamas ha chiamato la guerra contro Israele – che avverrà in un “luogo e un tempo che sceglieremo” e dovrebbe portare alla “fine del regime sionista”. Nonostante l’attentato sia stato espressamente rivendicato dall’Isis, che però l’Iran ritiene essere una “creatura degli Usa” e del “regime sionista”, che hanno cercato di fondare “una nuova Israele” in Siria e Iraq sotto le sembianze di un Califfato islamico. “La vittoria della verità e la distruzione della falsità è una promessa divina” ha aggiunto Raisi, che ha partecipato al funerale di decine di vittime e poi si è recato a visitare la tomba di Qassem Soleimani, e che veniva ricordato quando è stato compiuto il doppio attentato.
Israele, tensioni su pre e post guerra
Starebbero aumentando anche le tensione nel governo israeliano che, finora, si è stretto attorno al Presidente Netanyahu, ma non senza distingui continui. Ieri, tra l’altro, è stato pubblicato un documentario di Canale 12 dove si vede l’esatta dinamica dell’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre descritta con dovizia di dettagli e che l’intelligence aveva già intercettato nel 2022. Una copia dell’informativa rivela la progettazione dell’attacco di Hamas e questo alimenta le polemiche sulle responsabilità di chi non l’ha presa in considerazione. Ci sarebbe stato anche un duro scontro fra i rappresentanti dell’estrema destra e i vertici militari tanto che il premier Netanyahu ha dovuto interrompere il vertice di governo. Secondo quanto riporta il Times of Israel, sotto accusa dei politici di destra, compresi alcuni ministri dello stesso Likud di Netanyahu, è in particolare il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, Herzi Halevi, attaccato per le inefficienze che hanno portato all’attacco di Hamas del 7 ottobre e per il coinvolgimento nella riunione dell’ex ministro della Difesa Shaul Mofaz, considerato corresponsabile del ritiro da Gaza nel 2005. Infine dopo che il Presidente Netanyahu aveva smentito di voler spingere i palestinesi in paesi terzi, fuori dalla Striscia, il ministro per la tradizione, Amichai Eliahu (del partito ‘Potere ebraico’) ha illustrato una visione totalmente diversa che include invece un “incoraggiamento” ai palestinesi affinché abbandonino Gaza.
Il futuro di Gaza
Comunque Israele ha affidato al ministro della Difesa Yoav Gallant il compito di delineare il piano per il futuro politico di Gaza. Secondo Gallant il territorio finirebbe sotto controllo palestinese, ma con limitazioni: Hamas non sarà più al governo a Gaza e Israele manterrà il controllo generale della sicurezza. Il piano dei “quattro angoli” di Gallant prevede che una forza multinazionale si occupi della ricostruzione del territorio dopo le distruzioni causate dai bombardamenti israeliani. Anche il vicino Egitto avrebbe un ruolo non specificato, ma il documento aggiunge che i palestinesi sarebbero responsabili dell’amministrazione del territorio. “Gli abitanti di Gaza sono palestinesi, quindi saranno responsabili organismi palestinesi, a condizione che non vi siano azioni ostili o minacce contro lo Stato di Israele”.
La conta di morti e… invalidi
Mentre continuano i bombardamenti da entrambi i fronti, a Gaza, in Cisgiordania a sud e a nord della Striscia, il kibbutz Nir Oz ha annunciato di aver appreso che uno dei suoi membri – Tamir Adar, 38 anni – e che il suo corpo è tenuto in ostaggio da Hamas a Gaza. Al momento Hamas detiene nove corpi di membri di quell’insediamento collettivo. Bilanci tragici quotidiani anche per i palestinesi, Hamas sostiene che i morti da inizio guerra sono oltre 22mila, mentre l’esercito israeliano stima che, dopo il conflitto, ci saranno oltre 12mila soldati invalidi e bisognosi di assistenza. Oggi in Israele sono 60mila gli invalidi militari, totali o parziali.