La nostra storia è scritta nel ghiaccio. Nel cuore delle Dolomiti, anche quest’anno apre la mostra Lagazuoi Expo Dolomiti che porta i visitatori direttamente in un contesto estremo: direttamente “dentro” i ghiacciai. E aperto dal 23 dicembre scorso, il polo espositivo che sorge nella stazione di arrivo della funivia Lagazuoi, a quota 2.732 metri, dove si può visitare la mostra dedicata ad Ice Memory, progetto riconosciuto dall’Unesco.
Progetto Ice Memory
Il progetto Ice Memory vede affiancarsi varie equipe internazionali, tra le quali il team italiano guidato da Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Cnr e professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Gli scienziati stanno prelevando, sulle Alpi e in altri punti del pianeta, delle carote di ghiaccio, dei cilindri di 10 centimetri di diametro e profondi come il ghiacciaio. È grazie a campioni come questi che è possibile ricostruire la variabilità naturale del clima prima che le emissioni industriali e il gas serra inneschino un innalzamento accelerato delle temperature globali. Analizzando le carote è possibile comprendere come il pianeta reagisca a questi fenomeni. Questi campioni di ghiaccio verranno poi trasferiti in una remota area dell’Antartide utilizzata come “frigorifero” naturale. Qui nascerà un archivio che nei decenni a venire potrà essere analizzato senza limiti di tempo dalle future generazioni di scienziati, con strumenti che ancora non conosciamo.
Missioni scientifiche
Chi sale a Lagazuoi è invitato ad entrare in punta di piedi in un ambiente affascinante quanto poco conosciuto. La mostra, curata da Erica Villa e Enrico Costa, è abbinata a un catalogo online in italiano, inglese e tedesco – scaricabile con QR Code – che permette di approfondire i temi trattati. Nella prima sala si proiettano i video dedicati alle missioni scientifiche di Ice Memory, girati sul campo dal fotografo e videomaker Riccardo Selvatico. Si ascoltano i suoni che emettono i ghiacciai in fase di fusione: sussurri, gorgoglii, scrosci e ticchettii registrati con microfoni speciali direttamente dal ghiacciaio Morteratsch, in Svizzera, rielaborati dall’artista Ludwig Berger.
Memoria dei ghiacci
La seconda sala è dedicata a due progetti paralleli e uniti da una forte affinità tematica, Ice Memory e Memoria dei Ghiacci: quest’ultima è un’iniziativa di divulgazione cofinanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca, guidata dalla Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia. Da un lato si potrà capire come lavorano i ricercatori di Ice Memory, ascoltando il racconto delle loro missioni su ghiacciai alpini e alle Svalbard, in Artico, dall’altro, grazie a Memoria dei Ghiacci, si può osservare una delle conseguenze più evidenti del riscaldamento climatico: il ritiro dei ghiacciai. Una serie di proiezioni mostra il “prima” e il “dopo”. Questo confronto diventa possibile anche grazie al sito web e alla app Memoria dei Ghiacci, che presentano dati e immagini sui principali ghiacciai alpini e offrono a tutti la possibilità di contribuire al monitoraggio inviando al team di ricerca le proprie foto.
Una “carota” per l’Antartide
Protagonista assoluta della terza sala – e simbolo dell’intera mostra – è un’autentica carota di ghiaccio prelevata in uno dei siti del progetto, già pronta per essere trasportata in Antartide. Custodita dentro un freezer, rivela al pubblico i suoi segreti come un libro, strato dopo strato. In questo ambiente trova posto anche un manichino vestito con abiti originali del progetto Ice Memory, specialmente adatti a climi estremi, realizzati da Karpos e Aku per i ricercatori. Infine, spazio ai dati – rielaborati in una veste grafica d’impatto – legati alla Marmolada, una delle montagne simbolo delle Dolomiti, visibile direttamente dal Lagazuoi. Il suo ghiacciaio, meta turistica in estate e in inverno, si è dimezzato in appena 25 anni, e pare destinato a scomparire in poco tempo.