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GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

Finché c’è Giorgetti…

giovedì, 28 Dicembre 2023
1 minuto di lettura

Una delle scelte migliori fatte da Giorgia Meloni, dopo la vittoria elettorale, è stata quella di proporre a Mattarella la nomina di Giorgetti come ministro dell’economia. Competente, equilibrato, non amante degli slogan e della propaganda Giorgetti è anche un europeista convinto e una persona stimata anche all’estero.
Suona molto strano che le opposizioni abbiano chiesto la sua testa, dopo il voto contrario alla ratifica del Mes riformato. E ancora più strano è il comportamento del Pd che ha lasciato scivolare come acqua sul marmo il No ideologico e demagogico di Conte, suo ipotetico alleato in quella specie di riedizione dell’Ulivo che si vorrebbe creare.

Il partito di Schlein avrebbe dovuto difendere il comportamento responsabile di Giorgetti e prendere atto positivamente dell’orientamento europeista del ministro sul tema del Mes. Invece ha cercato di rivoltare la scelta discutibile del destra-centro sul Mes contro Giorgetti. Sperava forse di aprire così una crisi di governo capace di far saltare per aria la maggioranza e andare alle elezioni anticipate…per perderle nuovamente? Un clamoroso errore di calcolo. Chiedendo le dimissioni di Giorgetti, ben sapendo che il ministro non aveva alcuna intenzione di darle, il Pd ha non solo compattato la maggioranza intorno al ministro ma ha anche dimostrato che invece di difendere un ministro europeista ha preferito strumentalizzare la vicenda per chiederne la testa. Come coerenza non c’è male. Ma c’è di più. Da europeisti, quelli del Pd avrebbero dovuto tuonare più contro Giuseppe Conte che contro Il Governo. Sono stati i voti del M5S ad essere determinanti nella bocciatura della ratifica del Mes. Come fa Schlein a non capire che perdonando a Conte tutte le sue scelte antieuropee e antioccidentali rende sempre più assurdo un accordo anche solo elettorale col M5S? La battaglia sul Mes era un’occasione d’oro per il Pd per mettere il M5S di fronte alle sue contraddizioni e alla sua deriva demagogico-populista. E anche per lanciare un messaggio chiaro a Conte: nessuna alleanza è possibile se il M5S va in contrasto con scelte non negoziabili da parte del Pd. Ma torniamo a Giorgetti. Se, per assurdo, il ministro si fosse dimesso, al suo posto non sarebbe andato un altro della sua stessa tempra ma forse qualcuno meno europeista.

Era questo ciò che il Pd voleva? Insomma questa vicenda ha dimostrato ancora una volta la confusione e anche una certa approssimazione che regna nella tattica e nella strategia del Pd. Giorgetti ha fatto bene a tenere la posizione a non farsi tirare per la giacchetta. Finché c’è lui al MEF possiamo stare tranquilli che non ci saranno scelte avventurose che mettano a rischio la nostra posizione in Europa, Bene farebbe, dunque, l’opposizione a tenere in grande considerazione Giorgetti e ad avere un dialogo corretto con lui, invece di usare il suo nome per un piccolo cabotaggio privo di risultati e anche un po’ autolesionista.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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