venerdì, 22 Novembre, 2024
Politica

Premierato e poteri del Quirinale

Le recenti dichiarazioni del Presidente del Senato  sollecitano alcune riflessioni. Secondo il Presidente La Russa, nel corso degli anni, il Presidente della Repubblica si sarebbe arrogato (o avrebbe acquisito) poteri non previsti dalla Costituzione. Questo stato di cose, a dire della seconda carica dello Stato,  avrà termine grazie all’adozione della forma di governo -in corso di approvazione- del premierato. Tale ipotesi ricostruttiva della vita istituzionale italiana è plausibile?

La figura del Presidente della Repubblica, per un lungo periodo, è stata valutata con sfavore -in particolare dalla forze di sinistra-, sia in ragione del fatto che si tratta di un organo monocratico,  che  in considerazione delle regole elettorali, che consentono la sua individuazione. In particolare Carlo Esposito- che non, peraltro, era un costituzionalista di sinistra, sulla base di una rigorosa analisi delle regole costituzionali, pose in luce che nei periodo di crisi il Presidente della Repubblica potrebbe assumere un ruolo di indirizzo. A parte tale opinione, vi è da dire che, sebbene fosse diffusa la tendenza assimilare la funzione del Presidente della Repubblica a quella di un notaio, in concreto così non è mai stato. La massima carica dello Stato, infatti, sia pure in maniera discreta ha influenzato, fra l’altro, la formazione delle varie coalizioni, la scelta del  candidato a cui conferire l’incarico di formare il nuovo governo,  ad agevolare la decisione di sciogliere le Camere. Questo per fermarsi a solo alcune competenze del Presidente della Repubblica. Se arriviamo agli anni più recenti, merita, poi, di essere menzionato il rifiuto del Capo dello Stato di nominare a ministro della Repubblica il prof. Paolo Savona, con una decisione di dubbia legittimità, visto che i costituzionalisti erano sostanzialmente concordi nel ritenere che tale atto di nomina fosse una mera certificazione, una mera presa d’atto. In una certa misura, dunque, i poteri del Presidente della repubblica sono cospicui sotto tutti i punti di vista.

Ebbene, cosa accadrà nel caso in cui la legge di riforma costituzionale verrà approvata?Accadrà che nel momento in cui nella dialettica Parlamento/Governo si inserirà la volontà popolare, il Presidente della Repubblica manterrà quasi tutti i suoi poteri, anche se essi risulteranno svuotati di contenuto.

Per esemplificare, il testo normativo in corso di approvazione prevede a conferire l’incarico di formare il nuovo governo sia al Presidente; ma è fin troppo evidente che si tratta di una disposizione perfettamente inutile, poiché l’incarico a formare il nuovo governo al Presidente eletto lo fornisce il popolo: da qui l’inutilità dell’intervento del Presidente della Repubblica.

Prevenendo l’eventualità che il Parlamento si trovi nell’impossibilità di funzionare il disegno di legge attribuisce al Presidente della Repubblica il potere di sciogliere le Camere. Ora non si comprende come le Camere si trovino nell’impossibilità di funzionare, visto che lo stesso disegno di legge prevede un cospicuo premio di maggioranza a favore della coalizione vittoriosa.

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