La vigilia di Natale a Betlemme, città tradizionalmente associata alla nascita di Gesù, ha assunto quest’anno un’atmosfera cupa e malinconica. Le strade, normalmente animate e piene di pellegrini, erano deserte, e molti negozi erano chiusi. La città, situata in Cisgiordania e oggetto di occupazione da parte di Israele, ha vissuto un Natale sotto l’ombra della distruzione e delle tensioni geopolitiche. Nonostante il periodo festivo, le immagini di Betlemme mostravano un paesaggio segnato dalle macerie e dal filo spinato. La tradizionale piazza della Mangiatoia ospitava un presepe suggestivo, situato non lontano da un imponente albero natalizio, solitamente circondato da pellegrini che visitano il luogo sacro. Tuttavia, quest’anno, la piazza era silenziosa e quasi deserta. Il pastore Munther Isaac della chiesa evangelica luterana di Betlemme ha espresso un’analisi toccante della situazione, affermando: “Se Gesù dovesse nascere oggi, sarebbe nato a Gaza sotto le macerie. La mangiatoia tra le macerie è l’espressione della nostra realtà. Oggi il Natale è proprio quello che si vede in quella mangiatoia: un bambino sotto le macerie, case distrutte e famiglie sfollate”. In tempi normali, la Chiesa della Natività, un sito protetto dall’UNESCO, sarebbe stato il fulcro delle celebrazioni, con strade affollate di fedeli. Quest’anno, invece, poche persone hanno partecipato ai rituali natalizi. La situazione è stata ulteriormente complicata dagli eventi recenti, inclusi gli scontri tra Israele e Hamas, che hanno causato vittime e un clima di incertezza nella regione. Alcuni cristiani palestinesi hanno organizzato una veglia natalizia a lume di candela a Gaza, evidenziando la solidarietà e la preoccupazione per le difficoltà che la popolazione affronta. Richard Tabash, proprietario di un negozio di souvenir cristiani, ha condiviso le sfide economiche, sottolineando che i suoi ultimi clienti risalgono al periodo precedente agli scontri di ottobre.