Nella giornata di giovedì, il bilancio delle vittime a Gaza ha raggiunto quota ventimila, con la maggior parte delle vittime donne e bambini. Un sondaggio condotto da un’importante società di ricerca palestinese la scorsa settimana ha illuminato la prospettiva dei palestinesi di Gaza e della Cisgiordania occupata sulla guerra. L’indagine, svoltasi a fine novembre, ha rivelato un aumento del 10% nel sostegno alla “lotta armata” come strategia per ottenere uno stato indipendente e porre fine all’occupazione israeliana. Il 63% dei palestinesi intervistati ha espresso questo punto di vista, mentre solo il 20% ha sostenuto i negoziati e il 13% la protesta non violenta. Khalil Sayegh, analista politico di Gaza, ha sottolineato che molti palestinesi non considerano gli attacchi contro Israele come terrorismo, ma come una reazione normale per ottenere la libertà dall’occupazione. È interessante notare che, nonostante il sostegno alla lotta armata, la stragrande maggioranza dei palestinesi intervistati non approva l’uccisione o il rapimento di civili israeliani. Il 78% concorda sul fatto che le leggi di guerra vietino tali azioni. Tuttavia, il sondaggio ha sollevato domande sulla percezione dei presunti crimini di guerra commessi da combattenti di Hamas. Mentre l’85% degli intervistati non ha visto prove di tali atrocità sui media internazionali, funzionari israeliani affermano che Hamas abbia commesso gravi violazioni, inclusa la presa di ostaggi civili.