Un messaggio in cui ha richiesto la necessità di un approccio più profondo e amorevole nel contesto ecclesiastico, superando le differenze ideologiche e concentrandosi sulla chiamata fondamentale all’amore e al servizio umile. Un appello che richiama la Chiesa a riflettere sulla sua missione nel mondo e a camminare insieme, animata dalla fiamma dell’amore cristiano. Tutto questo è contenuto in un discorso alla Curia romana tenuto ieri dal Papa nell’Aula della Benedizione (in occasione degli auguri natalizi) che ha colto l’occasione per lanciare un potente monito, richiamando l’attenzione sulla vera differenza che permea la Chiesa, a sessant’anni dal Concilio Vaticano II. Mentre il dibattito tra “progressisti” e “conservatori” sembra persistere, il Pontefice ha affermato che la vera distinzione risiede tra coloro che sono “innamorati” e coloro che sono “abituati”. La chiave, secondo il Santo Padre, è amare e camminare. “Nel nostro lavoro, coltiviamo l’ascolto del cuore, mettendoci così a servizio del Signore imparando ad accoglierci, ad ascoltarci tra di noi; esercitiamoci nel discernimento, per essere una Chiesa che cerca di interpretare i segni della storia con la luce del Vangelo”, ha affermato il Papa.
Il Papa ha quindi ha invitato i membri della Curia a resistere alla staticità e alla mediocrità, sottolineando che la fede cristiana non dovrebbe confermare sicurezze, ma piuttosto spingere al movimento e alla trasformazione. Ha evidenziato che solo chi ama può veramente camminare, rilevando che l’abitudine può portare alla stagnazione spirituale, mentre l’amore è la forza che spinge oltre i limiti preconfezionati.
Non essere “lupi rapaci”
Nel corso dell’udienza con i Cardinali e i Superiori della Curia, Francesco ha esortato i presenti a imparare “l’arte dell’ascolto”, evidenziando come anche nella comunicazione tra di loro esiste il rischio di agire come “lupi rapaci”, divorando le parole dell’altro senza ascoltarle davvero “e immediatamente gli rovesciamo addosso le nostre impressioni e i nostri giudizi”. Il Pontefice ha spiegato che l’ascolto autentico richiede non solo silenzio interiore, ma anche uno spazio di silenzio tra l’ascolto e la risposta. Ha sottolineato che l’ascolto non dovrebbe essere un “ping pong” di parole, ma un processo che coinvolge riflessione e interpretazione prima di fornire una risposta. “Prima dei nostri doveri quotidiani e delle nostre attività, soprattutto prima dei ruoli che rivestiamo, occorre riscoprire il valore delle relazioni, e cercare di spogliarle dai formalismi, di animarle di spirito evangelico, anzitutto ascoltandoci a vicenda. Con il cuore e in ginocchio”, ha continuato il Papa. Il suo appello è stato chiaro: ascoltare di più, senza pregiudizi, con apertura e sincerità, creando uno spazio per comprendere i bisogni e la vita dell’altro senza giudicare.
No alla staticità
Francesco ha successivamente invitato la Curia “a rimanere in cammino, a cercare la verità, e a superare le paure che possono generare staticità e impedire il servizio autentico alla Chiesa e al mondo”. L’invito è stato chiaro: resistere alla tentazione di rimanere fermi, di “labirintare” nei recinti delle abitudini consolidate e delle paure. Il Papa ha messo in guardia contro il “fissismo dell’ideologia”, sottolineando come quest’ultimo, sotto il manto di buone intenzioni, possa separare dalla realtà e impedire il progresso. Il Pontefice ha infine esortato i membri della Curia a restare vigilanti contro le forze che potrebbero portare alla stagnazione e al blocco dell’innovazione. Ha sottolineato l’importanza di un impegno costante verso la verità e il servizio, richiamando l’attenzione sulle sfide che possono emergere quando ci si aggrappa a schemi consolidati senza esplorare nuovi orizzonti.