domenica, 17 Novembre, 2024
Ambiente

Utilitalia: “Ambiente, dai rifiuti è arrivata energia per 2,6 milioni di famiglie”

Il panorama italiano dei rifiuti ha subito una trasformazione significativa nel corso del 2022, come evidenziato nel ‘Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia’, presentato a Roma da Utilitalia e Ispra, in concomitanza con l’annuale ‘Rapporto rifiuti urbani’ dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Secondo i dati raccolti, sul territorio italiano sono attivi 188 impianti dedicati al recupero energetico da rifiuti, tra inceneritori e impianti di digestione anaerobica della frazione organica e dei fanghi di depurazione. Questi impianti hanno generato una considerevole quantità di energia, pari a circa 7 milioni di MWh, sufficienti per soddisfare il fabbisogno energetico di circa 2,6 milioni di famiglie. Il rapporto sottolinea l’importanza cruciale del recupero energetico per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalle direttive europee sull’economia circolare. Un aspetto di particolare rilievo è la necessità di aumentare la capacità degli impianti di trattamento, un punto critico soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, dove si registra attualmente una carenza impiantistica. L’Italia, infatti, è chiamata a invertire la tendenza attuale poiché, se non si incrementa la capacità di trattamento, il Paese potrebbe continuare a fare ricorso eccessivo allo smaltimento in discarica. Attualmente, la percentuale di rifiuti destinati alle discariche si attesta al 18%, mentre le direttive dell’Unione europea impongono di ridurla al di sotto del 10% entro il 2035. Aumentare la capacità di trattamento degli impianti è quindi fondamentale per chiudere il ciclo dei rifiuti, perché la raccolta differenziata produce scarti che vanno smaltiti nella maniera ambientalmente più corretta e perché il recupero energetico – con conseguente produzione di energia, in prevalenza rinnovabile – evita lo smaltimento in discarica.

Impianti di digestione anaerobica

Nel 2022 erano operativi nel nostro Paese 73 impianti di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti urbani – 53 al Nord, nove al Centro e 11 al Sud – che hanno trattato 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti. Nei prossimi anni saranno operativi altri 22 impianti. L’organico, con oltre 7,2 milioni di tonnellate raccolte, rappresenta il 38,3 per cento dei rifiuti urbani che entrano nel circuito della raccolta differenziata. Per quanto riguarda invece la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, il rapporto ha analizzato i dati di 79 impianti operativi nel 2022: 39 al Nord, tre al Centro e 37 al Sud. Nel 2022 erano invece operativi 36 impianti di incenerimento così dislocati: 25 al Nord, 5 al Centro e 6 al Sud, oltre a un impianto al Sud classificato formalmente come impianto di produzione di energia, ma alimentato esclusivamente con rifiuti di origine urbana che, se incluso, ne porterebbe il numero a 37. Tali impianti sono ormai saturi e non si prevedono nuove aperture nei prossimi anni (se non l’impianto a servizio di Roma Capitale per una capacità complessiva di circa 600.000 tonnellate annue). Ben oltre l’80% delle scorie prodotte sono state avviate a recupero di materia, e con la revisione delle direttive europee previste nell’ambito del Pacchetto per l’economia circolare anche i metalli recuperati dalle scorie di incenerimento concorrono inoltre al raggiungimento dei target di riciclo. Per quanto riguarda invece il controllo delle emissioni in atmosfera, per diversi inceneritori i limiti applicati risultano notevolmente più stringenti rispetto a quelli determinati dalla normativa vigente, soprattutto per quanto riguarda le polveri, gli ossidi di zolfo ed il monossido di carbonio.

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