Fonti egiziane hanno riferito che Israele avrebbe chiesto a Qatar e Egitto di riprendere le trattative per il rilascio di altri ostaggi ancora nelle mani di Hamas. La notizia sarebbe stata confermata da un funzionario palestinese, ma finora Israele non ha confermato. Secondo la tv degli Emirati Arabi, Al Arabiya, uno scambio di prigionieri potrebbe avvenire già la prossima settimana. E’ probabile che si tratti di una proposta dal fronte arabo, più che di un vero e proprio intendimento tra le due parti. Comunque è una mano tesa che potrebbe trovare corrispondenza in occasione delle visita in Israele, proprio la prossima settimana, del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin che, tra l’altro, sta spingendo perché Israele garantisca l’arrivo di maggiori aiuti a Gaza e cerchi di limitare ulteriormente le vittime civili.
Mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato lunedì con il ministro israeliano Benny Gantz degli sforzi per “facilitare il ritorno sicuro di tutti gli ostaggi rimasti” a Gaza. Blinken “ha ribadito che Israele deve adottare tutte le misure possibili per evitare danni ai civili e che gli Stati Uniti restano impegnati a compiere passi tangibili verso la realizzazione di uno Stato palestinese”.
Biden e “Bibi”
Percorso non perfettamente condiviso dal Governo israeliano, tanto che il premier Netanyahu, ha risposto sia a Biden che a tutti coloro che pensano di poter tornare alla situazione precedente il 7 ottobre: “non sarà né Hamas-stan né ‘Fatah-stan’”, ha detto Netanyahu ribadendo la sua contrarietà a far sì che l’enclave palestinese possa essere governata dall’Autorità nazionale palestinese (Anp). Prima ilPresidente Joe Biden aveva fatto allusione propria alla complessa relazione che ha con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ammettendo che nel corso degli anni hanno avuto divergenze e continuano ad averne. Parlando a un ricevimento alla Casa Bianca per la festa ebraica di Hanukkah, Biden ha ricordato la sua relazione decennale con Netanyahu. Il presidente Usa ha raccontato di aver fatto un’annotazione su una vecchia fotografia di loro due, usando un soprannome per il leader israeliano. “Ci ho scritto sopra ‘Bibi, ti voglio bene ma non sono d’accordo con un accidenti di ciò che hai da dire. E oggi è più o meno la stessa cosa”, ha detto Biden tra applausi sparsi di pubblico in gran parte ebraico, aggiungendo che Israele è in una “posizione difficile” e di aver avuto “divergenze con alcuni leader israeliani”. Questo non inficia il rapporto tra Stati Uniti e Israele tanto che lo stesso Biden ha subito aggiunto: “non bisogna essere ebrei per essere sionisti, io sono sionista”. “Continuiamo a fornire aiuti militari a Israele per difendersi da Hamas ma bisogna stare attenti, devono stare attenti: l’opinione pubblica può cambiare da un giorno all’altro.”
“L’inferno in terra”
Intanto le organizzazioni umanitarie, a una voce sola, continuano a lanciare allarmi sulle situazioni “catastrofiche.” Ieri è toccato a Medici Senza Frontiere che ha portato l’attenzione sull’ospedale Kamal Adwan. ”Siamo indignati per quello che sta succedendo”, ha detto ad al Jazeera Leo Cans, capo missione di Msf in Palestina. “È lo stesso scenario dell’ospedale al-Shifa che si ripete ancora e ancora in altri ospedali”. Cans ha aggiunto che i medici e gli operatori sanitari di Msf in tutta Gaza operano in condizioni paragonabili a quelle della Prima Guerra Mondiale, avvenuta oltre un secolo fa. “Si stima che il 60% delle ferite si infetti, diventando potenzialmente pericolose per la vita.” Un membro dello staff dell’organizzazione umanitaria della Mezzaluna rossa palestinese ha raccontato di essere stato molestato, picchiato, minacciato, spogliato e bendato dalle forze israeliane. Mentre il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini ha affermato, al termine di una visita notturna nella Striscia di Gaza, che i civili stanno vivendo “l’inferno in terra”. Nel complesso, aGaza, secondo l’Oms, rimangono solo 11 ospedali parzialmente funzionanti sui 36 disponibili.
Nave norvegese verso Italia
La nave cisterna norvegese colpita nel Mar Rosso da un attacco rivendicato dagli Houthi yemeniti è in rotta verso l’Italia dalla Malesia con materie prime per biocarburanti. Lo afferma la compagnia di navigazione Mownickels, proprietaria della nave. Secondo il comunicato della compagnia, “la nave è stata colpita da un missile e ha preso fuoco. Fortunatamente nessun membro dell’equipaggio è rimasto ferito”. Tutti i membri dell’equipaggio sono cittadini indiani. Mentre ieri sono ripresi gli scambi di fuoco tra Israele e gli Hezbollah libanesi tra il sud del Libano e l’Alta Galilea. E l’esercito israeliano ha eseguito anche dei raid con un drone che ha preso di mira “un gruppo di terroristi” a Jenin, in Cisgiordania.