Troppe famiglie indigenti rischiano l’esclusione dalla vita sociale e dalla sanità.
L’Italia si risolleverà ma dovrà ridurre le troppe diseguaglianze.
L’impegno che venne da de Gasperi per una Italia più giusta.
“Verrà il momento in cui l’Italia si risolleverà e riprenderà quella posizione che le spetta non per forza d’armi, ma per addestramento morale, per l’influenza spirituale”. Sono le parole di Alcide de Gasperi, nel suo discorso: “L’Italia si risolleverà” del 20 luglio 1947, oggi a distanza di tanti anni anche noi umili eredi dello straordinario uomo politico Trentino, fondatore della Democrazia Cristiana, siamo uniti alle sue parole. Lo siamo in questo momento così difficile, di giornate fatte di timori, incertezze di ansie personali e collettive, siamo chiamati tutti a dare dimostrazione di un grande Paese unito da sentimenti di responsabilità, di impegno e, per molti lavoratori che devono assicurare servizi primari, anche di sacrificio personale e professionale.
Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria estesa e nel contempo delicata, difficile quanto eccezionale e non abbiamo scorciatoie. Dobbiamo essere all’altezza come cittadini e come Nazione di prevalere sulle difficoltà. Essere protagonisti nell’impegno collettivo a risollevarci. Tuttavia tra i molti problemi un aspetto in particolare ci sta a cuore, la difesa dei più deboli. Un sentimento che era nel DNA politico, istituzionale e sociale di De Gasperi e quindi anche nel nostro vedere le cose e l’Italia.
La nostra preoccupazione oggi è quella di tutelare le fasce più fragili della società, una scelta che riteniamo prioritaria perché sappiamo bene che il Corona virus contagia e può far ammalare gravemente, ma si può finire in ginocchio anche per l’essere emarginati, esclusi per il semplice fatto di essere poveri, soli, senza aiuti e risorse. Sappiamo con preoccupante evidenza che oggi in Italia ci sono 5 milioni di persone, quasi due milioni di famiglie che non hanno i mezzi per vivere con dignità. Sono cittadini, soprattutto anziani e bambini vittime di diseguaglianze, l’Eurostat rivela che in Italia il reddito del quinto dei cittadini più ricchi è 6,3 volte quello del quinto dei più poveri. Anche il centro di ricerca sociali Oxfam ricorda le profonde ingiustizie del sistema economico attuale, che “consente solo a una ristretta élite di accumulare enormi fortune, mentre nel mondo centinaia di milioni di persone lottano per la sopravvivenza con salari da fame”.
Un solo dato: L’82% dell’incremento di ricchezza globale registrato l’anno scorso è finito nelle casseforti dell’1% più ricco della popolazione, mentre la metà più povera del mondo (3,7 miliardi di persone) ha avuto lo 0%.
In Italia mezzo milione di persone è senza i soldi per curarsi. Lo ricorda il settimo Rapporto sulla Povertà Sanitaria della Fondazione Banco Farmaceutico onlus: lo scorso anno – a 30 anni dalla Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia – 473 mila persone povere in Italia non hanno potuto acquistare i farmaci di cui avevano bisogno per ragioni economiche. La richiesta di medicinali da parte degli enti assistenziali è cresciuta, in 7 anni del 28%. Per la Fondazione Banco Farmaceutico onlus, nel nostro Paese ogni persona spende, in media, 816 euro l’anno per curarsi, mentre i poveri solo 128.
Le inefficienze dello Stato sociale generano anche paradossi come quello per il quale le famiglie povere con figli minorenni vanno incontro a difficoltà aggiuntive: nel 40,6% dei casi (a dispetto del 37,2% delle famiglie povere senza figli), per ragioni economiche, hanno limitato la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di controllo preventivo.
Le famiglie indigenti possono spendere solamente 79 centesimi al mese per l’acquisto di articoli sanitari. Sono dati che devono far riflettere tutti. Ma l’Italia delle troppe diseguaglianze ha molte facce, c’è un impoverimento progressivo non solo dei ceti operai ma anche di quello medio. Pensiamo alle stringenti difficoltà delle Partite Iva, professionisti oggi senza lavoro e senza ammortizzatori sociali. C’è il vastissimo mondo del precariato senza diritti senza nemmeno volto e voce. L’Italia ce la farà, ne siano certi, ma per risollevarla davvero dobbiamo abbattere le troppe disuguaglianze. Ridurre un po’ le ricchezze dei pochi e favorire le fasce di popolazioni più fragili.
Tornare ad una politica e scelte sociali è un dovere che riguarda, anche questo, tutti.