“Nuove e urgenti misure vanno definite per la gestione dei rischi crescenti posti dal cambiamento climatico. Nella nostra visione, le imprese agricole sono destinate a diventare un centro di attività imprenditoriali diversificate che spaziano dalla produzione di cibo, alle energie rinnovabili fino allo stoccaggio al suolo del carbonio. Se oggi il settore agricolo concorre per quasi il 10% sulla produzione elettrica totale da fonti rinnovabili, è in gran parte merito dei nostri imprenditori. È giusto riconoscerlo”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nel corso dell’assemblea invernale 2023. “Sul piano della logistica, occorre in primo luogo ridurre sensibilmente la percentuale, che è attualmente di oltre l’80%, dei prodotti trasportati su gomma. Occorre modernizzare le infrastrutture , a partire da quelle idriche, insieme ad una più accurata manutenzione e cura del territorio”, aggiunge. “La neutralità climatica è un obiettivo a lungo termine. Nell’immediato, il massimo impegno va assicurato con continuità alle iniziative più efficaci per l’adattamento al cambiamento climatico. C’è molto lavoro da fare. Però, voglio anche rilevare che l’agricoltura italiana ha già conseguito importanti risultati in termini di riduzione dell’uso di prodotti chimici, di emissioni inquinanti e benessere degli animali. Agricoltura e foreste assorbono già il 10% del totale delle emissioni totali di CO2”, sottolinea Giansanti.
Made in Italy
“Il made in Italy agroalimentare ha toccato il massimo storico di 60 miliardi e continua a salire, nonostante le difficoltà innescate dall’inflazione e dal rallentamento dell’economia in Europa e nel Mondo. Nel periodo che va dal 2013 al 2022, la quota italiana sulle esportazioni totali della Ue verso i paesi terzi è passata dal 9,5% all’11,3%. L’intera filiera agroalimentare – dalle imprese agricole fino alla ristorazione – è arrivata ad incidere per il 16% sulla formazione del prodotto interno lordo. Tenendo anche conto dei mezzi tecnici per la produzione agricola, si sale oltre il 20%. Sono 1,4 milioni i posti di lavoro assicurati dalla filiera”, ha aggiunto Giansanti. “Le potenzialità di crescita sono rilevanti, ma serve la messa a punto di un progetto a lungo termine, perché gli interventi del Pnrr avranno termine nel 2026. Non è affatto scontato che si andrà oltre con l’emissione di debito comune, anche se la Commissione europea ha indicato che serviranno investimenti nell’ordine di 650 miliardi fino al 2030 per la transizione ecologica e digitale. Nessuno Stato membro può pensare di poter procedere in modo unilaterale, mettendo per di più a rischio il funzionamento del mercato unico europeo”, ha osservato il presidente di Confagricoltura.