Italo Calvino è personaggio poliedrico per i suoi numerosi campi d’interesse dai quali deriva la sua universale notorietà. Sicuramente anche i nonni avranno avuto un ruolo non trascurabile nella sua crescita caratteriale, culturale e letteraria; provare a ricordarli, anche sommariamente, non è impresa facile, è quasi un azzardo.
Il nonno paterno è Giovan Bernardo Calvino, piccolo proprietario terriero, mazziniano e massone, fortemente impegnato nel sociale, probabilmente anche a causa della morte, a soli 40 anni, della moglie Gerolima Assunta Guagno, conosciuta come donna dalla grande vivacità intellettuale, entrambe della provincia di Porto Maurizio, ora Imperia, area geografica prettamente agricola e impervia, vicino a boschi ove insiste la casa paterna sulla maggiore delle cinque dorsali, dominanti Sanremo.
Il padre di Italo, Mario Calvino nasce a Sanremo il 26 marzo 1875 e trascorre la sua fanciullezza a contatto permanente con la natura, essendo il podere attiguo al bosco, vissuto – come lo stesso figlio Italo descrive “…in una adolescenza libera e selvaggia”. A Pisa si laurea nel 1899 in Scienze Agrarie e subito dopo riesce a occupare l’incarico presso la Cattedra Ambulante di Agricoltura di Porto Maurizio, appena istituita. La sua carriera si sviluppa lavorando in modo instancabile, da mattina a sera, sempre attorno ai problemi della terra. Soleva dire che: “chi incontra l’alba è padrone del giorno”. Scarponi chiodati, giacca alla cacciatora con forbici, raffia, coltello da innesto e via per comunicare con le persone per farsi ascoltare. La sua missione da agronomo va anche oltre i confini, in Francia, come in Messico. A Merida stabilisce una Stazione Sperimentale e poi, nel 1917, è desiderato a Cuba, ove dirige la Stazione Agricola di Santiago de Las Vegas. Intanto viene a conoscenza della botanica Eva Mameli, nata a Sassari nel 1886, figlia di un Colonnello dei Carabinieri. Ella, sin da ragazzina aveva dimostrato una grande attrazione e attenzione per la natura, tanto che dopo il liceo consegue la laurea in botanica; è la prima donna che consegue la libera docenza in botanica, ottenendo la direzione dell’Orto Botanico di Cagliari, mantenuta per tre anni insieme a quello di Sanremo. L’agronomo Calvino, avendo saputo della sua esistenza, vi si mette in contatto per motivi professionali. Ma, ricordandosi dei suoi 42 anni, decide che sia il caso di formarsi una famiglia e, pensando al matrimonio, ne approfitta per chiedere la mano di Eva Mameli direttamente alla mamma di Lei. Dopo aver superato ogni possibile malinteso in merito, lui, intanto si reca a Cuba ove, subito dopo, è raggiunto da Eva Mameli con la quale, nel frattempo, si era sposato, nel 1920, per procura.
Nel 1923 nasce Italo e nel 1925 tornano a Sanremo, ove riprendono ad occuparsi a 360 gradi della floricultura. Nel 1927 nasce il secondogenito Floriano, nome legato ai fiori, come Italo, perché non si fosse mai dimenticato di essere italiano, benché nato a Santiago. Lei intanto ottiene libera docenza nella città natia, ma il via vai con Sanremo non è compatibile per accudire la prole, per cui decide di dedicarsi a tempo pieno alla floricultura di Sanremo.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Italo si rende renitente alla leva e latitante insieme al fratello minore; per tale circostanza la madre Eva viene arrestata e minacciata di fucilazione per estorcere notizie sul rifugio dei figli. Intanto la guerra finisce e Mario riprende a far la spola con Roma, presso il Ministero dell’Agricoltura e Foresta per definire le formalità dell’acquisto della Villa Bel Respiro, contigua al terreno del lascito Orazio Raimondo, attuale sede. Al ritorno di uno di quei viaggi, si ammala di una forte influenza e, successivamente, un ictus, nel 1951, ne provoca la dipartita.
L’agronomo e scienziato Mario Calvino muore con la convinzione della centralità dell’uomo di fronte alla natura. Non a caso si andava affermando che “Dietro il tono colloquiale si celava un contesto culturale di altissimo livello”.
Infatti, a seguito del conseguimento della borsa di studio dedicata a Libereso Guglielmi (1923-2016), giardiniere di Calvino, botanico di fama internazionale, il commento a caldo fu il seguente: “…ti promuovo perché hai usato parole tue e non quelle del libro ma ricordati che se vuoi sentirti più grande devi solo salire sopra i libri su cui hai studiato”.
Dopo la sua morte, la moglie Giuliana Luigia Evelina Mameli prende le redini della Stazione Sperimentale per la Floricultura sino alla sua andata in pensione nel 1959.
Per cinquanta anni ha vissuto a Sanremo e lavorato presso la Stazione Sperimentale di Floricultura che per ben trentatré anni ha avuto la sua sede a Villa Meridiana, l’abitazione dei Calvino. Essi infatti avevano trasformato con grande generosità l’intero piano terra della loro abitazione in laboratori, biblioteca, sala riunioni e il giardino in campi sperimentali, non essendoci fondi disponibili per costruire la sede della stazione. La Mameli aveva fatto della coltura dei fiori lo scopo della sua vita, in quanto aveva compreso, insieme al marito, che la grande sfida per il miglioramento dell’economia ligure era rappresentata dalla coltura della specie da fiore.
Ci ha lasciato molti scritti interessanti sui giardini con suggerimenti pratici per la scelta delle specie da impiegare, gli accostamenti dei colori, di forme, di tessiture. Su moltissime specie da fiore coltivata è possibile disporre di osservazioni preziose lasciateci da Eva Mameli Calvino.
Vissuta fino all’età di 92 anni, è riuscita a completare nell’ultimo anno della sua vita un grande dizionario etimologico sulle specie da fiore.
Ma tornando all’ambiente dentro il quale si muoveva Italo Calvino, è fondamentale ricordare che oltre al padre, scienziato agronomo e alla madre botanica Eva Mameli, vi erano altre figure di elevata cultura quali gli “zii chimici” Efisio Mameli (1875-1957) e Anne Ursule Manessier (1879-1944), oltre alla pittrice Beatrice Duval (1880-1973) e la scrittrice Olga Resnevic Signorelli (1883-1973). Non di meno è stato il ruolo del fratello minore Floriano (1927-1988), ingegnere, geologo e giornalista, famoso anche per aver avuto l’incarico, nel 1966, dal giudice istruttore di Belluno di svolgere una perizia collegiale di parte sulle cause di manifestazione e caduta della frana del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963.
Ultimo erede vivente è la figlia Giovanna, nata a Roma il 18 aprile 1965 dal matrimonio di Italo Calvino con la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita.
Giovanna Calvino è la figura che, insieme al fratello Marcelo Weil, e dopo la morte della madre, avrebbe tanto da raccontare sul padre Italo Calvino.
Da oltre vent’anni vive a New York presso la cui Università insegna letteratura italiana e francese ed è già autrice di un libro per ragazzi.
Si può dire che Italo Calvino visse in una casa laboratorio dove ci si occupava h24 di scienza, di arte, di letteratura e anche di politica.
La professoressa e scrittrice Paola Govoni, nel 2012, in un contributo in rivista IRIS/UNIBO afferma che “La scienza è una presenza importante nelle pagine di Italo Calvino”. “La ricerca offre elementi nuovi alla storia dei rapporti tra scienza e fascismo con l’obiettivo di comprendere la coevoluzione delle politiche della ricerca, istituzionali ed economiche nell’Italia tra le due guerre”.
Il padre, Italo Calvino, del quale si celebra, quest’anno e fino al 24 febbraio 2024, presso le Scuderie del Quirinale, in Roma, il centenario della sua nascita, muore il 19 settembre 1985 presso l’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena a seguito di un ictus che lo colpisce alcuni giorni prima, esattamente il 6 settembre, mentre soggiorna nella sua villa nella pineta Toscana di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, ove sta preparando le conferenze per la sua prossima permanenza negli Stati Uniti.
La moglie Esther, dopo la morte del marito Italo e fino alla morte di lei – a 93 anni – avvenuta a Roma il 23 giugno 2018, nell’appartamento dove vivevano, è stata custode, per oltre tre decenni, dell’eredità letteraria del marito Italo Calvino, autore della celebre “Trilogia degli antenati”. E grazie anche al suo lavoro di traduttrice ha contribuito a diffondere e curare l’opera di Calvino nel mondo seguendo assiduamente le diverse edizioni delle sue opere.
Intanto l’eredità della Famiglia Calvino di Sanremo, dopo la morte dei coniugi Mario e Eva è donata dai figli alla Biblioteca di Sanremo.
A Roma, a disporre dell’eredità letteraria di famiglia è ora la figlia Giovanna, nota come persona molto schiva e di rare apparizioni in pubblico. Ella decide di concedere in comodato gli archivi del padre alla Biblioteca Nazionale Centrale.
Nell’intervista del luglio 2021 – sulla pagina Cultura e Spettacolo del Messaggero romano in occasione dell’inaugurazione della Nuova Sala Calvino all’interno del Museo letterario della Biblioteca nazionale centrale, Spazi 900, ideato e progettato dal direttore Andrea De Pasquale – alla specifica domanda di come mai solo dopo tanti anni, afferma che: “…questo è dovuto al fatto che mia madre custodì personalmente le carte di suo marito e gli sopravvisse di tre decenni. Il trasferimento del compendio alla Biblioteca Nazionale è avvenuto dopo la morte di mia madre”.
Nel vedere la Sala Calvino dichiara: “La ricostruzione della Sala Calvino è così autentica che mi sembra di tornare a essere un’adolescente angosciata e percepisco la presenza sia di mio padre che di mia madre”. Inoltre, tra le carte esposte – è detto nell’articolo – vi è anche il frontespizio dei Racconti con la dedica alla moglie “Chichita, affinché sappia tutto di Italo” e una disarmante dedica de “ I sentieri dei nidi di ragno ai genitori”, con l’avvertenza: “La prossima volta farò meglio”.
Alla domanda: Come è stato avere un padre come Italo Calvino? Risponde:”Mi sembra che il parenting style di mio padre avesse come modello quello dei suoi genitori scienziati”. “Prevaleva la razionalità o almeno il tentativo di risolvere le cose usando la ragione. I miei genitori diffidavano delle lodi, dato che troppe lodi portano a montarsi la testa e che bisognava a tutti i costi evitare che io mi montassi la testa”. Alla domanda se era molto esigente, risponde: “Mio padre praticava la critica costruttiva, faceva commenti piuttosto che complimenti , e mia madre aveva un umorismo tagliente che ti riduceva a pezzetti. Credo che mio fratello Marcelo concorderebbe con questa descrizione”.
Non sempre si diventa grandi e famosi per caso; alcune persone sono favorite da circostanze particolari di tempi e di luoghi, come si potrebbe dire per Italo Calvino e fratelli.
La formazione culturale e, per alcuni versi, soprattutto quella politica, sono state sicuramente influenzate, quasi alterate – dalla formazione politica del padre Mario e da una serie di eventi, tra cui, come si legge il 17 luglio 2017 sulla pagina Cultura del Corriere della Sera “LE RICERCHE DI STEFANO ADAMI” “Calvino, i misteri russi del padre” di Paolo Di Stefano.
In sintesi, siamo nel 1908 quando il nome del giovane agronomo, Mario Calvino, successivamente padre di Italo, viene associato ad un intricato caso internazionale a seguito del ritrovamento del passaporto e della tessera di giornalista di Mario Calvino nelle mani di un matematico e astronomo russo, in concomitanza del fallito attento all’Imperatore Nicola II Romanov. Il mistero di tale intrigo internazionale – sarebbe stato, poi, chiarito favorevolmente, essendo stato appurato uno scambio di identità e Calvino riconosciuto come “un giovane serio, di carattere mite, incapace di propositi criminosi”.
In una lettera del 20 agosto 1978, Italo Calvino accenna allo storico Angelo Tamborra di essere al corrente di quei fatti remoti, narratigli da suo padre per frammenti, dicendogli: “Mi proponevo di fargli raccontare dettagliatamente la sua vita avventurosa (che poteva darmi materia per più d’un romanzo!) ma tardai troppo a mettere in atto questo proposito anche perché non abitavo più a San Remo e lo vedevo di rado. A settantacinque anni fu colpito da trombosi ed era ormai troppo tardi. M’è rimasto il rimorso di non aver raccolto le sue memorie”.
Laura Guglielmi, giornalista e scrittrice, sanremese di nascita (19 gennaio 1961), vissuta a Roma e a Londra ed ora a Genova, collaborando con Radio Rai è stata autrice e conduttrice della trasmissione “la Sanremo inesistente di Italo Calvino”, pubblicando saggi sullo scrittore, tra i quali “Italo Calvino, dov’è finita la tua Sanremo?” Così altro libro “Italo Calvino e Sanremo alla ricerca di una città scomparsa”. Mentre nel 1995 ha dedicato allo scrittore una mostra fotografica incentrata proprio sui luoghi letterari di lui, replicata anche, 1999, alla New York University, ove incontra la figlia di Calvino, Giovanna e la madre Esther.
Della vita di Calvino tutto ha un filo conduttore, un significato, un evento della sua vita, piena di particolari sui quali soffermarsi, senza dimenticare che Calvino ha avuto sempre un rapporto particolare, quasi morboso con la città di Sanremo
Ora, in occasione del centenario della nascita di Calvino, per l’ Università di Genova e il Comune di Sanremo, con Veronica Pesce, ha ideato l’itinerario sui luoghi di Calvino con installazioni di pannelli in luoghi sanremesi legati alla vita dello scrittore e nella circostanza gli studenti ne hanno scritto un libro “Italo Calvino, Sanremo e dintorni Un itinerario letterario (1923-2023) (Il palindromo).
Intanto i festeggiamenti per i cento anni dalla nascita di Italo Calvino continuano e nel prossimo Festival della Canzone Italiana, la 74esima edizione, Sanremo non potrà non ricordarsi di coloro che l’hanno fatta diventare famosa nel mondo come la Città dei fiori.