giovedì, 14 Novembre, 2024
Società

Raid di Israele anche a sud di Gaza. Gli Usa pianificano il dopoguerra

Mar Rosso, sventato attacco Houthi a navi commerciali. L’Egitto elogia l’Italia per il sostegno sanitario

Raid, ostaggi e diplomazia. Ieri tra Tel Aviv e Gaza si sono incrociati missili e spiragli di una nuova possibile tregua per la ripresa degli scambi dei rapiti. Due iniziative sono state messe in campo dagli Stati Uniti, il segretario di Stato Antony Blinken ha reso noto di aver “parlato con il primo ministro del Qatar Al Thani degli sforzi in corso per facilitare il ritorno in sicurezza di tutti gli ostaggi e per aumentare ulteriormente i livelli di aiuto ai civili a Gaza”. Nel contempo una delegazione di alti funzionari dell’amministrazione del presidente Biden è arrivata in Israele per incontrare le controparti israeliane e discutere la pianificazione del dopoguerra a Gaza. La delegazione atterrata a Tel Aviv era guidata dal consigliere per la sicurezza nazionale della vicepresidente Usa Kamala Harris, Phil Gordon e Ilan Goldenberg, consigliere di Harris per il Medio Oriente. I due diplomatici hanno poi incontrato il presidente del Consiglio di sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il ministro degli affari strategici Ron Dermer insieme al presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas in Cisgiordania.

Israele estende le operazioni

Sul fronte della guerra non accenna a ridursi l’offensiva israeliana. Ieri pomeriggio decine di carri armati sono entrati nella Striscia di Gaza mentre l’esercito ha esteso le sue operazioni nell’enclave. Il generale di brigata delle Forze di difesa israeliane, Hisham Ibrahim, ha sottolineato come le forze di terra sono vicine al raggiungimento della loro missione di guerra nel nord della Striscia di Gaza. “Gli obiettivi nella sezione settentrionale sono stati quasi raggiunti”, ha dichiarato, “Stiamo iniziando a espandere la manovra di terra in altre parti della Striscia, con un unico obiettivo: rovesciare il gruppo terroristico di Hamas”.

Sono 15 gli ostaggi uccisi

Sempre più difficile e drammatica la situazione dei rapiti. In una nota il governo israeliano ha confermato che 15 dei 137 ostaggi ancora prigionieri del gruppo islamista Hamas nella Striscia di Gaza sono stati uccisi. L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui ha reso noti i nomi di “15 civili e soldati uccisi e ancora tenuti in ostaggio a Gaza”. Secondo i dati del governo israeliano, che ha confermato la morte dei 15 ostaggi sulla base di informazioni e prove raccolte dalle truppe dispiegate nella Striscia, a Gaza sono ancora vivi 122 degli oltre 240 sequestrati da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. Tra gli ostaggi considerati vivi ci sono due bambini, i fratelli Ariel e Kfir Bibas, rispettivamente di 4 anni e 10 mesi, rapiti insieme alla madre Shiri Silverman Bibas – di origine argentina – e al padre Yarden Bibas.

La tregua violata

Israele ha accusato Hamas di aver violato i termini della tregua del 24-30 novembre rifiutandosi di rilasciare la signora Bibas e i suoi due bambini, ma il gruppo islamista sostiene che i tre sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani e si è offerto di consegnare i loro corpi, ma è stato rifiutato da Israele.

Riprendere subito i negoziati

Sono tornate ieri le proteste delle famiglie degli ostaggi israeliani che hanno chiesto al gabinetto di guerra di “ritornare subito ai negoziati” con Hamas. In una conferenza stampa hanno annunciato che aumenteranno le proteste se la richiesta non sarà accolta. L’intenzione è quella di radunarsi da oggi davanti il ministero della difesa a Tel Aviv e “di non muoversi da lì”. L’ufficio del premier Netanyahu, che aveva fissato in un primo momento un incontro con le famiglie per mercoledì prossimo, ha fatto sapere che sta tentano di anticipare l’appuntamento.

Attacchi a navi commerciali

A sventare diversi attacchi a navi da trasporto in transito nel Mar Rosso il cacciatorpediniere americano USS Carney che ha abbattuto tre droni nel corso di diversi interventi scattati quando “si sono verificati quattro attacchi contro tre diverse navi commerciali operanti in acque internazionali”. Lo ha riferito il Comando unificato delle forze armate degli Stati Uniti (Centcom), puntando il dito contro il gruppo yemenita Ansar Allah, noto anche come “movimento houthi”, sostenuto dall’Iran, che ha però rivendicato l’attacco solo a due navi.

A Gaza la conta delle vittime

l bilancio delle vittime tra i civili palestinesi è in aumento. Almeno 300 persone sono state uccise a Gaza da quando è terminata la pausa umanitaria l’1 dicembre: lo riferisce l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Unocha), come riporta il Guardian. L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha inoltre riferito che l’accesso agli aiuti è stato completamente bloccato nel nord di Gaza. Si tratta della metà del bilancio fornito dal ministero della Sanità di Hamas di circa 600 morti. Per il Ministero della Sanità a Gaza, Ashraf Al-Qudra, dal 7 ottobre il numero delle vittime è salito a 15.899, di cui il 70% sono bambini e donne.

Aiuti l’Egitto elogia l’Italia

Gli sforzi italiani per venire in aiuto alla popolazione palestinese, in particolare con l’ospedale galleggiante messo a disposizione su Nave Vulcano al porto egiziano di Al Arish, sono stati elogiati dal governatore generale e dal capo della Mezzaluna rossa del Nord Sinai, Mohamed Abdel Fadil Shousha e Khaled Zayed, che hanno visitato la nave insieme ad alcuni funzionari egiziani. Durante la visita Khaled Zayed ha sottolineato gli sforzi internazionali, compresi quelli dello Stato italiano, “per sostenere e fornire soccorso alla popolazione palestinese attraverso l’invio di una nave medica per aiutare a curare i feriti, nonché l’invio di 5 aerei italiani carichi di materiali di soccorso e di campi già forniti alla Striscia di Gaza”. Da parte sua, anche il portavoce ufficiale del Governatorato del Nord Sinai, Muhammad Salim, ha espresso all’Ansa la sua soddisfazione per aver inviato una nave umanitaria al porto di Al-Arish.

Sale operatorie per i feriti

L’italiana Vulcano è stata attrezzata come un ospedale galleggiante con una capacità di 16 posti letto e comprende due sale operatorie, sale di trattamento, scanner TC, attrezzature diagnostiche, medicinali e forniture mediche, nonché 2 elicotteri per fornire assistenza completa ai feriti palestinesi attraverso un team composto da 15 medici. Salim ha evidenziato nell’occasione “i buoni rapporti tra Egitto e Italia in vari settori” e “l’ottimo coordinamento dimostrato nell’occasione tra i ministeri della Sanità italiano, egiziano e palestinese”.

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