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Prima di Trump anche DeSantis, allora sconosciuto membro del Congresso, aveva chiesto il divieto all’ingresso negli Usa per i musulmani

giovedì, 30 Novembre 2023
1 minuto di lettura

Ron DeSantis, attuale Governatore della Florida e candidato repubblicano alle elezioni presidenziali, si trova sotto i riflettori per la sua posizione sul divieto di viaggio, una politica che ha chiari parallelismi con le iniziative contestate dell’ex presidente Donald Trump. Nel 2015, molto prima che Trump portasse avanti il divieto di viaggio per i musulmani nel 2017, DeSantis presentò una proposta legislativa denominata Terrorist Refugee Infiltration Prevention Act. La legge, mai uscita dalla commissione, mirava a bloccare l’ingresso di rifugiati provenienti da paesi specifici, tra cui Iraq, Libia, Somalia, Siria e Yemen, se lo straniero avesse risieduto abitualmente o avesse rivendicato lo status di rifugiato a causa di eventi verificatisi in territori controllati dai terroristi. La proposta di DeSantis giunse in un periodo in cui il presidente Barack Obama stava affrontando la questione del reinsediamento di rifugiati siriani negli Stati Uniti durante una crisi umanitaria senza precedenti. DeSantis, all’epoca, sottolineò la preoccupazione per la sicurezza nazionale, dichiarando: “Non si portano rifugiati nel paese se c’è la possibilità che diventino terroristi e attacchino il popolo americano”.

Le critiche

Oggi, in mezzo alle crescenti tensioni nel Medio Oriente, DeSantis ha rinnovato la sua posizione, annunciando che non accetterà rifugiati provenienti da Gaza negli Stati Uniti. Questa mossa ha suscitato critiche da parte di gruppi musulmani che affermano che la politica di DeSantis non differisce significativamente da quelle adottate da Trump, danneggiando le relazioni interne e alimentando le minacce e la violenza rivolte alla comunità. Wa’el Alzayat, CEO di Emgage, un gruppo musulmano di impegno civico e di difesa, ha dichiarato: “Le persone sono preoccupate. Persone come Trump, DeSantis e i repubblicani MAGA continuano a infiammare la situazione.” Alcuni ritengono che tali politiche potrebbero avere ripercussioni negative sulle relazioni internazionali degli Stati Uniti e alimentare tensioni già fragili.

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