Da domani inizia un dicembre difficile per il Governo. Sul percorso della maggioranza del premier Giorgia Meloni si stagliano due problemi, il primo è la Manovra con quel sottofondo del “correggere e risolvere”, che porrà in evidenza anche chiarimenti tra i partiti alleati, sulla stretta delle pensioni di statali e medici, o sulla fine del mercato tutelato dell’energia. Con la valanga di emendamenti delle opposizioni i tempi di approvazione della Manovra, inoltre, subiranno più di un inciampo. Una seconda preoccupazione arriva da Bruxelles – se ne discuterà il 5-6 dicembre a Bruxelles- con la riforma del Patto di Stabilità, questione in bilico tra un accordo tra i 27 Paesi dell’Unione che darebbe respiro alle economie nazionali, e l’ipotesi, – avversatissima dall’esecutivo di Centrodestra – che si torni alle stringenti regole di Bilancio che metterebbero alle corde il Governo.
Scioperi e correzioni
Alle questioni nazionali fanno da sfondo gli scioperi proclamati da Cgil e Uil, ad iniziare da quello di domani che riguarderà il Sud.
Il Governo si è impegnato con le Associazioni di categoria a rivedere la stretta sulle pensioni dei dipendenti pubblici, inoltre non saranno toccati gli assegni di vecchiaia. I dettagli, tuttavia sono ancora tutti da definire. Il premier Giorgia Meloni ha assicurato che per il comparto sanità – ma i camici bianchi per ora mantengono lo sciopero del 5 dicembre – si sta cercando di andare oltre, studiando “un meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia”.
La corsa all’approvazione
In Parlamento l’esame si preannuncia complesso, c’è il fuoco di fila dei 2 mila 600 emendamenti presentati dalle opposizioni. Le richieste saranno messe nella tagliola delle ammissibilità, poi dalla “scrematura”, delle richieste rimarrà poco, ma non nulla e comunque, il dibattito politico tra maggioranza e opposizioni l resterà acceso. La potatura degli richieste non ammissibili si prolungherà fino alla fine della prossima settimana, con un impatto sui tempi dell’esame della manovra in commissione Bilancio al Senato. L’Esecutivo, invece, ha i suoi nodi da sciogliere, dovrà tenere il testo blindato e, nel contempo infilare le “correzioni” nel maxi- emendamento. Tra le richieste presentate dai partiti di Centrodestra una sarà sugli affitti brevi, mentre altri quattro emendamenti riguarderanno una serie di novità concordate nella maggioranza,
tra cui i concorsi nella Consob e la fattura elettronica. La legge di Bilancio è attesa in Aula a Palazzo Madama tra il 12 e il 15 dicembre, poi dovrà passare poi alla Camera, e se non ci saranno incidenti di percorso, il via libera arriverebbe a ridosso di Natale. Il tentativo auspicato dall’Esecutivo sarà di chiudere in tempo per la conferenza stampa della premier di fine anno, fissata il 21 dicembre.
La legge di Bilancio in numeri
La Manovra per il 2024 è in disavanzo per circa 12,5 miliardi di euro. Ma è anche una manovra che destina poco meno di 15 miliardi di euro alle misure di riduzione del cuneo fiscale e al ridisegno delle aliquote Irpef. “Detto in altri termini”, osserva il vicepresidente di Confcommercio Giovanni Da Pozzo, “si prende un po’ di tempo rispetto al percorso programmato di riduzione del rapporto debito/Pil, ma lo si fa considerando esplicitamente prioritario il sostegno alle famiglie e, in misura minore, alle imprese”. Nell’analisi della Confederazione si evidenzia come ci sia un fattore positivo
con la concentrazione sulla riduzione del cuneo contributivo e sul debutto di un sistema Irpef a tre aliquote. Ma, oltre l’orizzonte del 2024, “resta l’esigenza”, evidenzia Da Pozzo, “di dare prospettiva strutturale agli interventi messi in campo”.
Famiglie e consumi sull’ottovolante
In generale le Associazioni di categoria prevedono un doppio effetto, da un lato positivo: le misure di riduzione del cuneo contributivo ed il nuovo assetto di aliquote e scaglioni Irpef dovrebbero tradursi, secondo le stime della Nadef, in maggiori consumi per circa sei miliardi di euro. Ma dall’altro, si assiste al costante impoverito delle famiglie. “L’inflazione sta incidendo sulla ricchezza finanziaria delle famiglie”, calcola Da Pozzo, “stimiamo una riduzione di oltre 17 mila euro per nucleo familiare tra il 2021 e la prima parte del 2023. Per il 2024, prevediamo così una crescita dei consumi dell’1 per cento a fronte dell’1,3 per cento della Nadef”.
Mes, l’incerta sfida europea
Altra partita per il Governo è quella europea. Finora Giorgia Meloni ha incassato due punti formidabili, il giudizio positivo delle agenzie di rating, che danno fiducia all’Italia e al suo Governo, e incassato il via libera alla revisione del Pnrr, con circa 3 miliardi di prestiti aggiuntivi che portano la dotazione complessiva del Piano a 194,4 miliardi. Due fatti positivi a cui Roma spera di aggiungerne un terzo, con la riforma del Patto di Stabilità. Prima però l’Italia dovrà decidere cosa fare del Meccanismo europeo di stabilità, o fondo salva-stati, che ilGoverno – unico caso nell’Unione – non ha ancora ratificato. Il tempo stringe,
il 7 e 8 dicembre si terrà l’Eurogruppo, se prevarrà l’idea di una riforma del Patto di stabilità il Governo potrà tirare un sospiro di sollievo e progettare una politica economica più ampia, altrimenti, senza accordo le regole tornerebbero stringenti e per l’Italia niente scostamento di bilancio.