mette al centro le testimonianze delle donne iraniane che si sono ribellate alla dittatura. La strage dei fiori, vede la regia di Rosalba Panzieri, scrittrice e attrice e Maria Teresa de Carolis, scrittrice, attrice, filmmaker, l’assistente alla regia è Lidio Maresca, sociologo e studioso di comunicazione, mentre i protagonisti sono Benedetta Bayari, Vajiheh Hajihosseini, Pedram Entezar e i giovani e le giovani iraniani che hanno perso la vita per la libertà. Recentemente iscritto ai David di Donatello, il corto viene presentato oggi alla stampa, con la volontà di unirsi alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne e al movimento donna, vita, libertà, che ne è fulgido esempio. Così lo presentano le registe:” Ci suono luoghi dove la bellezza viene calpestata, dove la dignità delle donne è offesa. La strage dei fiori racconta di un luogo, sulla Terra, dove essere donna
richiede coraggio.
Ma il luogo è solo un’occasione per raccontare una storia che si ripete ovunque.” dice Maria Teresa de Carolis.
“Come si racconta l’indicibile? Attraverso le parole degli altri, ma anche attraverso i silenzi, anche appoggiandosi alla balaustra dello sguardo di chi ha visto l’orrore e continua a credere nella luce. Se le
parole possono ricostruire mondi distrutti, l’immagine ha il potere di svelare anche l’inenarrabile dell’animo, che resta custodito dentro le trame dei volti, nei segni della carne. La rivoluzione delle ragazze e dei ragazzi in Iran non ha solo scosso e mostrato al mondo un coraggio esemplare, ma ha indicato chiaramente quale è una risposta concreta alla violenza: l’incontro, la relazione. Questa è una rivoluzione per i diritti delle donne che vede in prima fila gli uomini a loro difesa: un esempio per tutti, perché agiscono questo sentimento, l’amore, che passa troppo per la bocca e poco per le mani” aggiunge Rosalba Panzieri.
Il 16 settembre 2022 Mahsa Amini muore in Iran, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per aver mal indossato il velo. Migliaia di donne scendono in strada per gridare “basta” alla dittatura, con loro
migliaia di uomini e, in una sola voce, urlano “donna, vita, libertà”:
uno slogan che ha incendiato le piazza di ogni paese, raggiungendo una diffusione globale. Ragazze e ragazzi hanno mostrato al mondo il coraggio, strappandosi i bavagli imposti dal regime, ballando a prezzo
di 10 anni di galera, pagando con la vita stessa l’amore per la vita. Il cappio intorno al collo di un ragazzo è un cappio intorno al collo della civiltà, come racconta chi ha scelto di essere la loro voce.
Perchè tutti conoscano la storia della “strage dei fiori”, da un’idea di Rosalba Panzieri, nasce il cortometraggio che prende il nome da un verso poetico di Forough Farrokzad, la più grande poetessa iraniana del ‘900. Recentemente iscritto ai David di Donatello, il corto viene presentato oggi alla stampa, con la volontà di unirsi alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne e al movimento donna, vita,
libertà, che ne è fulgido esempio.
La strage dei fiori, il cortometraggio sulla rivoluzione iraniana vede la presenza del brano “ho pianto” di Benedetta Bayari, una delle protagoniste del corto, ispirato alla canzone Baraye, che riprende i cardini della rivoluzione iraniana. Lo slogan “donna, vita, libertà” è presente anche parole finali della canzone Baraye di Shervin Hajipour, arrestato e rilasciato sotto cauzione proprio per la canzone, che gli è valsa comunque il Grammy nel 2023, per il suo valore sociale.
La canzone Baraye fu cantata poi nelle proteste globali collegate all’Iran il 1º ottobre 2022, diffondendosi nelle piazze di tutto il mondo. Lo slogan “donna, vita, libertà”, invece è stato coniato da attiviste curde e poi si è diffuso in altre proteste in tutto il mondo, tanto che il 25 novembre 2015 venne usato durante i raduni della
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in diversi Paesi europei.
“ Con l’arte si va oltre alla comunicazione verbale e/o non verbale, considerando che il movimento donna vita libertà merita ed è una battaglia che riguarda tutte le donne del mondo e non solo le donne, ho visto la necessità di partecipare con entusiasmo a questo progetto per sensibilizzare anche la dove non ci riusciamo ad arrivare.” Con queste parole Pedram Entezar, già Presidente di DVL Italia” racconta perché ha
scelto di raccontarsi in questo cortometraggio, come fa pure Vajiheh Hajihosseini, l’altra protagonista, cresciuta in Iran e trasferitasi poi in Italia :”essere donna in Iran è un atto di coraggio, per questo, perché credo che l’amore sia una forma e una forza che non si esaurisce nello scambio con una persona, ma che abbraccia tutte le mie sorelle e i miei fratelli sofferenti a causa di oppressione e violenza, ho scelto di testimoniare in questo film”.