domenica, 22 Dicembre, 2024
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Abbigliamento, la crisi del settore è colpa del clima

Le vendite dei capi autunnali si riducono del 20% a causa del cambiamento climatico, incentivando la crisi del settore che, negli ultimi dieci anni, ha visto ridurre il numero delle imprese del -23,6% che sono passate da oltre 121mila presenti nel 2013 a poco più di 92.500 nel 2023.

Di pari passo vanno le aperture di nuovi negozi di abbigliamento e calzature che risultano più che dimezzate rispetto a dieci anni fa (da 5.516 nel 2013 a sole 2.167 nel 2023). Di conseguenza a risentirne è la vendita dei capi autunnali (-20%) contribuendo ad un calo stimato di -15,2% della spesa delle famiglie nel 2023, rispetto al 2019, per abbigliamento e calzature.

Sono questi i dati principali elaborati dall’Ufficio economico di Confesercenti e diffusi nel convegno ‘Commercio di prossimità settore moda: innovazione, sostenibilità, identità e futuro’, organizzato da Fismo, la Federazione dei negozi di abbigliamento Confesercenti, a palazzo Passarini Falletti di Roma, alla presenza di Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, di Gianfrancesco Romeo, Direttore Generale per il mercato e la concorrenza del Mimit, e di Maurizio Casasco, Presidente della Commissione bicamerale di vigilanza dell’Anagrafe Tributaria.

Ripresa lenta

Le vendite di abbigliamento e calzature non si sono dunque ancora riprese dal crollo della spesa registratosi nel 2020, a causa della pandemia. Se nel 2022 la spesa per vestiario e calzature segnava un calo di -2,3 miliardi nel confronto con il 2019, anche nel 2023 le famiglie spenderanno, rispetto al pre-pandemia, in media 210 euro in meno per l’abbigliamento.

“Il governo intervenga”

“Le temperature di settembre e ottobre, più alte del normale, non hanno fatto partire le vendite delle collezioni autunno inverno, mettendo in ulteriore crisi il settore”, ha sottolineato il Presidente di Fismo Confesercenti Benny Campobasso. “Con un’Iva molto alta, una deregulation delle vendite promozionali dell’online e della grande distribuzione, i piccoli sono in difficoltà. Chiediamo al governo un’attenzione maggiore per i negozi di moda e accessori, da sempre parte importante dell’economia del Paese e impulso alla vita dei centri cittadini”.

Controllo su abusivismo

“Servono”, conclude Campobasso, “regole comuni per chiunque venda nel comparto, un maggior controllo sull’abusivismo e sull’eccesso di promozioni, che sta distorcendo il mercato, ed un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato, sotto i 400mila euro l’anno di fatturato. Necessaria, inoltre, una revisione delle date di avvio dei saldi di fine stagione, maggiore digitalizzazione per i piccoli, magari usufruendo dei fondi derivanti dal Pnrr”.

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