venerdì, 27 Dicembre, 2024
Cultura

Enrico Mattei e Vittorio Valletta due personaggi che l’Italia non può dimenticare

Enrico Mattei (classe 1906) e Vittorio Valletta (classe 1883), con 23 anni di differenza e percorsi culturali, professionali, imprenditoriali, manageriali e politici simili per alcuni versi, con caratteri e temperamenti agli antipodi, ma complementari sono state le rispettive attività di ricerche petrolifere per Mattei e di produzione di veicoli per Valletta (benzina e automobile).

Enrico Mattei e Vittorio Valletta si avvicinano nelle rispettive attività, per le quali passano alla storia, quasi per caso e ne ricoprono, nel tempo, le massime posizioni di vertice.

Enrico Mattei, conseguito il diploma di ragioniere, con alle spalle diverse attività lavorative, tra cui quella in proprio di una piccola azienda chimica, nel 1945 riceve l’incarico di commissario liquidatore della società statale AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), fondata nel 1926 da Mussolini. Ma, invece di procedere alla dismissione, ne intraprende un percorso inverso, avendo intuito che l’azienda poteva essere salvata grazie a giacimenti di metano e di petrolio in Italia da sfruttare. La questione si intreccia però con la politica del momento e cioè se continuare a mantenere un ente di Stato o liquidare non solo l’AGIP, ma tutti gli enti di Stato carichi di debiti. Si opta per la vita dell’AGIP ottenendo di far collaborare con Mattei anche la Esso al nord e la Gulf in Sicilia, mentre dai libri dell’AGIP si rilevano, addirittura, centinaia di pozzi scavati e individuati alcuni giacimenti di idrocarburi in Italia. In realtà le ricerche danno scarsi risultati mentre Mattei è definito l’uomo delle coincidenze per le sue capacità di tessere rapporti di amicizia e di copertura non solo con uomini politici, ma anche coi mezzi di informazione. Infatti, nel 1953 si crea l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), di cui l’AGIP ne rimane la struttura portante, di cui Mattei è Presidente fino alla sua tragica morte avvenuta il 27 ottobre 1962, con la caduta dell’aereo personale in Bescape’. Intanto nel 1956 nasce, per suo volere, “IL GIORNO”, quotidiano di Milano per fungere da appoggio alla linea politica ed economica da lui espressa. Enrico Mattei, dal 1948 al 1953 è, tra l’altro, parlamentare della Repubblica, eletto alla Camera dei deputati tra le fila della Democrazia Cristiana.

Mentre sta per perdere potere nella politica interna, Mattei si affaccia alla scoperta del Terzo Mondo. Nel 1957 a Tripoli affiorano, però, i primi dissapori con le così dette “sette sorelle”, le principali compagnie petrolifere multinazionali e salta completamente la ratifica dell’accordo con l’ENI, ripreso due anni dopo, nel 1959. In tale circostanza il Financial Times scrive che: “ Il Signor Mattei si è acquistato una reputazione internazionale di uomo d’affari abile, spietato e piuttosto infido. Ma buona parte del suo successo è dovuta all’istintiva conoscenza dell’arte delle relazioni pubbliche e alla abilità con cui ha saputo proiettare una immagine”. Enrico Mattei, in effetti, oltre alle sue indubbie qualità imprenditoriali, ne condiziona la politica estera, cosa non gradita non solo in Italia, ma anche agli americani e ai francesi, specie per le opinioni diametralmente cambiate con l’URSS.

Non mancano, comunque, i riconoscimenti quali, nel 1961, la laurea ad honorem in ingegneria che gli viene insignita dalla facoltà di ingegneria (ora Politecnico) dell’Università degli Sudi di Bari.

Proprio in quegli stessi anni c’è un altro personaggio che si muove nello stesso modo, che diventa protagonista, decidendo di mettere sotto la politica perché questo chiede il cambiamento dell’economia. È un uomo distantissimo da Mattei, si tratta di Vittorio Valletta (classe 1883), ricordato anch’egli come una persona che fa di testa sua portando la Fiat al massimo splendore, lanciando in Italia la produzione di massa di vetture durante il lungo periodo di circa 40 anni, inizialmente come direttore centrale, poi come direttore generale dal 1928 al 1939, nonché amministratore delegato per infine ricoprire dal 1946 al 1966 la carica di Presidente, come concordato con l’allora giovane 25enne Gianni Agnelli, la cui famiglia era la principale azionista della società.

A Valletta i politici non avevano chiesto di liquidare la FIAT perché non potevano farlo, non era cosa loro, ma gli avevano detto che quella non era la strada da percorrere. Solo che Valletta non li ascolta e fa di testa sua. Da Roma torna a Torino e sceglie di seguire il modello americano. Decide che è ora di lanciare anche in Italia la produzione di massa di vetture.

Anche Valletta, dopo il diploma di ragioniere e perito commerciale conseguito a pieni voti e a un successivo titolo universitario, nonché dopo brevi periodi di insegnamento e di consulente, si trova incaricato, nel 1909, come perito in una causa contro gli amministratori della FIAT, imputati di falsi in bilancio. Riesce a dimostrare la correttezza dei bilanci e a far scagionare i sindaci da ogni responsabilità.

Nel 1912 Valletta viene nominato cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia sia per i suoi meriti didattici in varie scuole in materia contabile e di bilanci e sia per aver partecipato nel 1911 all’organizzazione dell’Esposizione internazionale di Torino per il cinquantenario dell’Unità nazionale.

Nel 1920 inizia la sua carriera di docente universitario, con un incarico alla Scuola superiore di commercio e nell’anno successivo approda come direttore amministrativo alla Fiat fino al 1929 per diventarne da tale data direttore generale, nonché dal 1939 amministratore delegato e dal 1946 Presidente fino al 1966, data in cui il professore lascia la presidenza della FIAT a Gianni Agnelli. Essa ormai è ricca di grandi risultati produttivi, tanto da arrivare ad occupare la quinta posizione a livello mondiale.

Prima di lasciare la presidenza della Fiat, il Professor Valletta riesce a firmare un ultimo contratto con il governo dell’Unione Sovietica per la costruzione di un grande impianto sulle rive del fiume Volga, destinato a produrre una vettura di media cilindrata per quel Paese, in quel periodo, a economia pianificata.

Il Professor Valletta, durante la sua attività manageriale viene anche insignito della laurea honoris causa in Ingegneria industriale, mentre il Presidente della Repubblica in carica, Giuseppe Saragat, nel 1966, per gli altissimi meriti riconosciutigli in campo sociale, lo nominato senatore a vita, ruolo, purtroppo, esercitato per pochi mesi, essendo deceduto il 10 agosto del 1967.

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Redazione

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