Conclusa a Bruxelles la maratona sulle nomine ai vertici delle istituzioni comunitarie e accantonata la procedura di infrazione per deficit nei confronti dell’ Italia si aprirà probabilmente complice l’afa estiva, una tregua nella maggioranza su questioni finora molto controverse, a cominciare dall’attribuzione di un autonomia rafforzata alle regioni che ne hanno fatto richiesta ed alla minacciata revoca per le concessioni autostradali, fino al via libera alla realizzazione di infrastrutture fondamentali per lo sviluppo del Paese come la TAV che comunque, fra imbarazzi e silenzi, va avanti.
Pe r quanto riguarda le richieste, di una più ampia autonomia da parte delle Regioni, a cominciare dall’ intero Nord, va però subito detto che si tratta di un lascito, forse avvelenato, del governo Gentiloni e del Pd che aprirono così le porte a scenari che sono ancora da comprendere fino in fondo.
Un’autonomia che si configuri simile a quella delle Regioni a statuto speciale porrebbe seri interrogativi sulla tenuta dell’unità nazionale è, soprattutto, dubbi sulla sua efficacia, visti i risultati elettorali registrati in Sicilia e in Sardegna, gli scandali che hanno scalfito l’immagine della Valle D’Aosta e i comportamenti delle istituzioni altoatesine che, pur beneficiando di una serie di misure di sostegno, non chiudono mai le porte alle suggestioni che vengono da Vienna e dal Tirolo austriaco.
Bisognerà perciò ragionare senza pregiudizi, sull’architettura di queste nuove autonomie e comprendere quanto il regime dei trasferimenti di competenze e poteri graverà sul bilancio dello Stato e sullo spazio proprio di altre regioni.
Occorrerà inoltre valutare quanto sarebbe sostenibile l’adozioni di un trattamento economico differenziato per i dipendenti della pubblica amministrazione, a cominciare da quelli ventilati per il comparto della scuola.
Nemmeno sarà trascurabile l’impatto di quest’Italia futura, di fatto a due velocità di sviluppo, nella programmazione delle risorse europee per le politiche di coesione.
Si decida quindi su una materia così delicata con la necessaria ponderazione e nei tempi giusti, mai vulnerando il principio costituzionale della Repubblica come “una e indivisibile“.