Quante Italie esistono in queste settimane di Coronavirus? In relazione alla diffusione del virus ce ne sono tre: rossa, gialla, verde. Ma non è questo ciò che ci interessa. Ci importa sapere se l’Italia è o no unita di fronte a questa calamità che sta sconvolgendo il nostro stile di vita, le relazioni sociali, l’economia e sta mettendo a dura prova l’equilibrio psicologico dell’intero popolo.
Purtroppo, dobbiamo constatare che di Italie ne esistono due: quella della solidarietà e quella dello sciacallaggio.
L’Italia della solidarietà, che è per fortuna largamente maggioritaria, affronta questa emergenza sapendo che stiamo tutti sulla stessa barca e che tutti insieme ci dobbiamo dare una mano per superare gli avversi marosi in cui ci tocca ora navigare. È l’Italia che si stringe insieme in un sentimento di comune soffrire e di comune sperare.
Per una sorta di cinico paradosso, dobbiamo sentirci più vicini adesso proprio mentre siamo obbligati a mantenere le distanze di sicurezza, a non baciarci, a non stringerci la mano, a non partecipare ad eventi numerosi. Ma forse questo ci aiuterà a concentraci più sulla sostanza che sulla forma dei nostri sentimenti migliori.
Questa Italia che insieme soffre e insieme spera è quella che resiste, che non si lascia deprimere, che fa di tutto per mandare avanti le attività di aziende, esercizi commerciali, spettacoli per evitare il blocco mortale dell’economia, che offre aperitivi gratis per invogliare la gente a uscire di casa e stare nelle piazze, che inventa di tutto per seminare ottimismo e rafforzare le nostre difese immunitarie psicologiche di fronte al rischio di deprimersi e lasciarsi andare.
Fa parte di questa Italia anche chi manifesta per richiamare l’attenzione di chi governa i propri drammatici problemi.
È l’Italia migliore che nei momenti di difficoltà reagisce, si rimbocca le maniche e va avanti, cercando di costruire e non di distruggere e rispetta le decisioni che vengono assunte in nome dell’interesse generale. A questa Italia deve saper dare rappresentanza adeguata la dirigenza politica del Paese in tutte le sue forme.
Ma c’è, purtroppo un’altra Italia, minoritaria, che neanche di fronte a situazioni delicate come questa perde il vizio di seminare zizzania, di alimentare malumori, di toccare le corde peggiori di un’indole malmostosa che non andrebbe titillata in periodi di crisi. È l’Italia dell’egoismo, della meschinità, del miserabile calcolo opportunistico per trarre vantaggio dalle disgrazie, della ricerca demagogica del facile applauso a tutti i costi che gode della rottura dello spirito unitario nazionale che in questi casi dovrebbe fungere da scudo collettivo contro il male che ci minaccia.
Questa Italia degli sciacalli non dovrebbe trovare nessuna ospitalità e nessun megafono nei media e nessuna rappresentanza nella classe politica dirigente. Purtroppo non è così. Ed è triste constatarlo. Ma anche a questa Italia deteriore va il messaggio alto e accorato di chi coltiva la solidarietà: restiamo uniti, siamo tutti fratelli.