“Con uno sguardo mi ha convinto a prendere e partire, che questo è un viaggio che nessuno prima d’ora ha fatto”. Torna a Casa dei Maneskin è un “libro da studiare”. Un testo con arrangiamenti sociologici che si aprono al futuro, alla circolarità, al dialogo, alla rete con la melodia. Il “metropolitanismo umanistico” dei Maneskin ha in alcuni tratti “dolci arroganze gotiche” il cui racconto musicale non ha una fine ne’ un epilogo. “Corriamo via da chi c’ha troppa sete di vendetta, da questa Terra ferma perchè ormai la sento stretta. Ieri ero quiete perchè oggi sarò tempesta”. Ci sono testi e brani che con la loro sociale attualità raccontano la società, il costume e ci segnalano disagi e speranze. Temi come il viaggio, la comunità percepita come stretta, le forze sociali che da immobili si trasformano in impegno tempestoso. La riflessione che Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi e Ethan Torchio cercano attraverso le loro performance internazionali di comunicare è che l’arte della musica nelle sue sfumature, ci dona rappresentazioni, sogni e desideri di un processo cognitive e conoscitivo del ruolo sociale di ognuno. “Prima di te ero solo un pazzo, ora lascia che ti racconti, avevo una giacca sgualcita e portavo tagli sui polsi, oggi mi sento benedetto e non trovo niente da aggiungere, questa città si affaccerà quando ci vedrà giungere”.
La città e la comunità protagonisti di un nuovo cammino, al centro la persona “nuova”. La visione si riscatta, scopre l’umano come ci ricorda J. Maritain e orienta la società nel suo cambiamento verso il bene comune. E’ il richiamo allo sviluppo umano integrale, all’umanesimo sociale e alla democrazia partecipata. Non è solo ripartire dalla società della conoscenza per costruire e migliorare la terza missione del sapere nel suo rapporto società civile – consocenza – territorio, ma è scoprire la citta’ dell’educazione. Una nuova missione della conoscenza che scava nel profondo, nell’archeologia del meccanismo creativo che porta a tenere insieme funi indistruttibili, tessuti che nel suo essere “textum” generano modelli di sviluppo sociale. La “lettura” di questi brani musicali dei Maneskin sono un urlo, una protesta, un pensiero. E’ un esempio.
E’ necessario non solo riconettere la società e la natura che la abita come ci ricorda Papa Francesco, ma va riconessa la persona alle persone. Rischio educazione in 33 municipi su 114 diceva un autorevole quotidiano alcuni giorni fa in merito ad un dossier nel quale le disuguaglianze educative crescono tra le nuove generazioni all’interno delle stesse città (Dossier Save the Children). E’ un fenomeno dirompente non più da rinviare. “E non c’e vento che fermi la naturale potenza dal tuo giusto punto di vista, del vento senti l’ebrezza con ali in cerca alla schiena ricercherò quell’altezza se vuoi fermarmi ritenta, prova a tagliarmi la testa perché sono fuori di testa, ma diverso da loro” (da Zitti e Buoni). Ecco la missione: formare una “nuova” società della conoscenza, che passa dalle università, dagli organismi educativi, dalle parti sociali, dalle istituzioni e se è necessario uniti dalla musica “voce dal futuro”.