domenica, 29 Settembre, 2024
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Peste suina: la Sardegna eradica la peste suina. In Lombardia danni per 30 milioni

L’Unione europea ha dato tempo fino al 15 novembre. Probabilmente interverrà l’esercito

Mentre in Lombardia si abbattono decine di migliaia di maiali per fermare la peste suina, per la Sardegna l’Italia ha chiesto e ottenuto il riconoscimento dell’eradicazione della Peste Suina Africana (PSA) nel settore selvatico in tutto il territorio regionale. La certificazione è avvenuta nel corso della riunione dello Standing Committee Plant, Animal, Food and Feed – sezione Animal Health and Welfare. Si tratta di “un risultato storico”, scrive in una nota il Ministero della Salute, raggiunto grazie al coordinamento dello stesso ministero e frutto dell’impegno e della costante collaborazione tra le amministrazioni coinvolte a tutti i livelli e tutte le parti interessate, tra cui cacciatori, allevatori e comuni cittadini. In Sardegna, dalla conferma nel 1978 ad oggi, sono stati profusi ingenti sforzi per cercare di eradicare la malattia, ma solo nell’ultimo decennio, grazie all’istituzione dell’Unità di Progetto Regionale e ad un efficace coordinamento di tutti gli Enti e le Amministrazioni coinvolte, la gestione della peste suinanell’isola è sensibilmente migliorata.

Risolte le criticità

L’istituzione di un gruppo specifico ha permesso, infatti, di evidenziare e risolvere diverse criticità, anche organizzative e gestionali. Inoltre, l’ultimo audit della Commissione Europea – DGSANTE, svoltosi a novembre 2021, ha indicato le ulteriori azioni necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo di eradicazione della malattia. Questo percorso e la diligente applicazione delle misure ha comportato ad un miglioramento della situazione epidemiologica tale per cui da settembre 2018 negli allevamenti suini, e da aprile 2019 nel settore selvatico, non viene riscontrato il virus della PSA, genotipo I.

Danni per 30 milioni di euro

Invece nella provincia di Pavia circa 30mila maiali sono stati appena abbattuti proprio a causa di un virus di peste suina. Altri 30mila destinati al macello sono bloccati negli allevamenti, ostaggio della “zona rossa” indetta dalla Commissione europea per fermare il contagio. Sono circa 200 gli imprenditori coinvolti per un danno economico stimato in decine di milioni di euro. La peste suina africana è un virus che colpisce i suidi – in particolare cinghiali e maiali. Ha un alto tasso di contagiosità e porta alla morte nel giro di pochi giorni. È innocuo per l’uomo che, tuttavia, ne è il maggior veicolo.

Untore è l’uomo

I cinghiali trasmettono il microrganismo infetto se a contatto diretto o indiretto (saliva o escrementi) con altri animali. Le rigide norme di bio-sicurezza impediscono, nella gran parte dei casi, il contatto tra cinghiali selvatici e allevamenti. Ma le tracce di virus sotto le suole delle scarpe o sui pneumatici fanno dell’uomo il principale untore. Gli animali infetti sono stati abbattuti e l’Ue ha indetto delle zone rosse. A seconda della vicinanza ai focolai, agli imprenditori èstata impedita o controllata la vendita con severi controlli da parte dell’Ats. Quando altri casi sono stati scovati a Zinasco e nei Comuni limitrofi, tutta la provincia di Pavia è diventata zona rossa.

Imprenditori disperati

Gli animali destinati al macello ora sono bloccati negli allevamenti: “Il mio e altri allevamenti – racconta Alessandro Dordoni, imprenditore di Bascapé e referente nazionale Confagricoltura per la suinicoltura – sono saturi al 95%. Entro fine mese saremo completamente pieni”. Nelle scrofaie, infatti, nascono ogni settimana nuovi suini. I macelli non acquistano più questi esemplari, “che fermi negli allevamenti continuano a nutrirsi, rappresentando un costo notevole.” Elio Martinelli, imprenditore del Mantovano e presidente di Assosuini ricorda il caso del focolaio in Belgio del 2018: “In un’area vasta chilometri furono abbattuti tutti gli esemplari di cinghiale e così il problema è stato risolto alla radice. Avremmo dovuto fare lo stesso a gennaio dell’anno scorso. Se altri Paesi oltre alla Cina, alla Corea e al Giappone chiudono l’importazione dall’Italia, è la fine”.

Interverrà l’Esercito

A livello nazionale, spiega Rudy Milani, referente nazionale suinicoltura di Confagricoltura, a ottobre si sono tenuti incontri con i ministri della Difesa Guido Crosetto e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. La Difesa, in particolare, ha promesso l’intervento dell’esercito per il contenimento dei cinghiali. “Aspettiamo un’altra convocazione per novembre ma c’è fretta – continua il referente di Confagricoltura – Ad oggi stimiamo un danno da 30 milioni di euro”. Il 15 novembre, scadranno i 90 giorni di blocco imposti dall’Europa per arginare il focolaio.

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